Ente Morale D.L. 5 aprile 1945, n. 224

Ente Morale D.L. 5 aprile 1945, n. 224
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Flash Mob antifascista
contro l'apertura della sede di 
Forza Nuova a Genova
Piazza De Ferrari Genova 25-09-2015
intervento del Pres. A.N.P.I Genova Massimo Bisca


Devastato a Milano l'Istituto pedagogico della Resistenza

24 settembre 2015
Profonda indignazione dell'Anpi e di tutti i democratici milanesi  per la devastazione della sede dell'Istituto pedagogico della Resistenza – IPR  in via degli Anemoni 6, avvenuta nella notte tra mercoledì 22 e giovedì 23 settembre.

La sede è stata gravemente danneggiata, con un particolare accanimento nei confronti della biblioteca. In aggiunta scritte ingiuriose all'interno dei locali.

"Questo atto provocatorio che ha preso di mira un luogo ricco di documenti significativi  della Resistenza e dell'antifascismo nazionale e milanese, si richiama, per le sue  caratteristiche, alla matrice eversiva della estrema destra". Il commento è di Roberto Cenati, presidente Anpi Provinciale di Milano. "Mentre ci appelliamo alle autorità pubbliche perchè sia fatto tutto il possibile per individuare gli autori di questa gravissima provocazione che offende Milano, Città Medaglia d'Oro della Resistenza,esprimiamo la nostra piena solidarietà e vicinanza all'Istituto Pedagogico della Resistenza".

FONTE: A.N.P.I. NAZIONALE

FLASH MOB ANTIFASCISTA
VENERDI’  25 dalle ore 19 alle 19,30
PIAZZA DE FERRARI
NOI GENOVESI CI LIBERIAMO PRIMA, ANCORA.

Genova, medaglia d'oro alla Resistenza, già due volte insorse contro il fascismo: nel 1944 con i partigiani e nel 1960 con una delle più grandi manifestazioni di sempre in piazza. Oggi si ritrova ad alzare ancora la testa. 

L'apertura in città di una sede di Forza Nuova, movimento politico che si definisce apertamente NEOFASCISTA, non può e non ci deve lasciare indifferenti. 
Di fronte ai neofascismi, al razzismo, all'omofobia e all'ignoranza bisogna che altre voci e altre idee trovino spazio ed emergano in città. È tempo di essere partigiani, di prendere parte, di schierarsi. 

Venerdì 25 facciamo sentire la nostra voce tutti assieme!!!
Musicisti, artisti, realtà sociali e singoli in Piazza De Ferrari, tutti a suonare e cantare insieme MUSICHE E CANZONI DELLA RESISTENZA
Invitate amici e parenti, portate strumenti e schiarite le corde vocali, perché la Genova migliore dovrà dimostrare di saper resistere anche oggi.
Resistere al presente significa difendere la Costituzione, dichiaratamente antifascista, che della resistenza è figlia. Resistere al presente significa lottare per la tutela dei diritti sociali di chi è emarginato, del diritto al lavoro, allo studio e all'istruzione pubblica gratuita, del diritto all'accoglienza di chi emigra. 

sarà una ulteriore occasione per ribadire che i i fascisti di oggi come quelli di ieri non sono i benvenuti nella nostra città.
Oscar Antibo "Lauri"

Nato a Savona il 12 febbraio 1908, fucilato a Cravasco (Ge) il 23 marzo 1945.

Sale in montagna nel febbraio 1944 ed entra a far parte del distaccamento Calcagno. Nel giugno 1944 è intendente della 20ª brigata d'assalto Garibaldi, operante nel savonese in una zona che va dalle alture di Vado Ligure all'entroterra sino a Calizzano e oltre. Gli viene anche affidato l'incarico di ufficiale di collegamento. Il 24 settembre 1944 cade in un'imboscata presso Campetto di Priero (CN) ed è ferito ad un braccio da una raffica di mitragliatrice sparata dai fanti della Divisione San Marco. Fatto prigioniero, viene ricoverato in un ospedale militare dove gli viene amputato il braccio. Imprigionato prima a Savona e poi trasferito a Genova nelle carceri di Marassi, sarà fucilato nella rappresaglia di Cravasco il 23 marzo 1945.
DOMENICA 4 OTTOBRE 2015
71° Anniversario della battaglia di BANDITA, OLBICELLA PIANCASTAGNA

Migranti, anche l'Anpi impegnata in una concreta solidarietà

15 settembre 2015

Qui di seguito un commento del presidente nazionale dell'Anpi, Carlo Smuraglia sull'ultimo numero di Anpi news.

Torno ancora sul tema cui ho accennato nel numero precedente, per rimarcare un fatto di notevolissima importanza: è scattato in tutta Italia (ma anche in diversi Paesi stranieri) un sentimento che pareva essere stato dimenticato, la solidarietà, si potrebbe dire addirittura l’umanità. C’è stata l’iniziativa della “marcia a piedi scalzi”, che ha avuto successo non solo a Venezia, ma anche in parecchie città italiane, con notevole partecipazione, soprattutto di giovani. Ma c’è stato anche un rinnovato sforzo di comprensione, di appoggio, di aiuto a questi disperati, che attraversano i mari, compiono a piedi centinaia di chilometri, non si arrestano di fronte ai muri o al filo spinato. C’erano già state, per la verità, diverse manifestazioni di solidarietà anche da parte di persone, cittadini, rimasti ignoti e che certamente non ambivano ad alcun riconoscimento (alla stazione di Milano, a quella di Bolzano, e in tante altre parti d’Italia); donne che hanno portato agli adulti ed ai bambini soccorsi alimentari, vestiario, medicine, scomparendo poi nell’anonimato.
Questi episodi, si sono moltiplicati in tutta Italia, rivelando ancora una volta che c’è un’Italia “buona”, gentile, solidale, silenziosa, che non corre dietro alla visibilità, ma avverte la necessità di esprimere almeno gesti di umanità. Questo è già molto; ed è accaduto anche in altri Paesi, dove i gendarmi sono stati più miti, dove gli aiuti sono stati considerevoli da parte di semplici cittadini, dove ci sono state perfino manifestazioni in favore di questi migranti che ora molti vorrebbero definire solo come “rifugiati”. E’ un fatto che ci commuove e ci sprona. Nel prendere atto di questo volto umano che esiste ancora in questo Paese “smarrito” dobbiamo considerarci impegnati anche noi, tutti, dalla più piccola Sezione fino agli organismi nazionali, ad esprimere non solo idee, come da tempo facciamo, ma anche concreta solidarietà.
Ognuno a suo modo, naturalmente, secondo possibilità ed opportunità. L’ANPI, fedele ai suoi valori ed alla forte indicazione dettata dall’art. 2 della Costituzione, in cui si proclama il dovere di tutti “di solidarietà politica, economica e sociale”. Attuiamo, dunque, anche questa parte della Costituzione, che non è meno importante di quella riservata ai diritti, e partecipiamo, con passione e in prima linea, a questo grande moto di solidarietà che sta scuotendo tutto il mondo. Ci sono foto impressionanti, su questa drammatica vicenda, c’è quella del poliziotto che getta biscotti ai bambini come se fossero animali, ma c’è anche quella del bambino che offre un pezzo di pane ad un gendarme, esprimendo, involontariamente, un segnale di fratellanza e di pace che dobbiamo essere capaci di raccogliere.
Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell'Anpi
approfondimento:

QUANDO ERANO GLI ITALIANI AD EMIGRARE – parte prima

NOVECENTO
Fra gli ultimi vent’anni del XIX secolo e i primi del XX secolo, furono milioni gli italiani che scelsero la via dell’emigrazione come tentativo di miglioramento della propria vita. In particolare, alla fine dell’Ottocento, l’Italia, da poco unita, era un Paese nel quale le diseguaglianze sociali, l’analfabetismo e la miseria la facevano da padrone. L’agricoltura e l’industria erano concentrate nelle mani di grandi proprietari e capitalisti che avevano mano libera nello sfruttare la manodopera e le famiglie molto spesso pativano addirittura la fame e gli stenti. Di fronte a tale quadro, il miraggio di rifarsi una vita come operai o agricoltori nelle Americhe (nord e sud) spinse, come si è detto, milioni di persone ad emigrare. Come accade oggi, sugli emigranti si costituì una vera e propria rete di interessi legali e non, a partire dalle grandi agenzie proprietarie delle navi, sino agli uffici che emettevano i vari permessi necessari all’emigrazione, passando per gli sfruttatori nei Paesi ove giungevano, molto spesso gente senza scrupoli che trattava i nostri emigrati come bestie.

LE ROTTE DELL’EMIGRAZIONE ITALIANA
Un emigrante italiano che desiderava partire, doveva in primis fare il passaporto, quindi presentarsi agli uffici di imbarco e fare il biglietto, il cui costo per una persona povera equivaleva spesso a giocarsi tutti i risparmi. Una volta ottenuti i permessi, l’emigrante e la sua famiglia venivano caricati a bordo di grosse navi che facevano le tratte atlantiche a partire dai porti di Genova e Napoli (poi, dopo il 1918, anche Trieste); le condizioni di vita sulle navi erano assai dure, anche perché i biglietti che si potevano permettere gli emigranti non erano certo di prima o seconda classe, bensì di terza classe, ed essi si trovavano praticamente rinchiusi nelle stive delle imbarcazioni, luoghi malsani nei quali la possibilità di contrarre malattie di ogni genere era all’ordine del giorno.
I viaggi potevano essere vari: vi era chi sceglieva la rotta verso il sud America (Brasile, Argentina, Cile), dove lo attendeva un durissimo lavoro come bracciante agricolo, spesso relegato letteralmente in mezzo alla foresta, dove giungeva dopo giorni di marcia durissima e da cui, qualora avesse ripensato di tornare, era pressoché impossibile muoversi, date le distanze immense fra le città, i villaggi, i porti d’imbarco.
Altri tentavano di far fortuna in America centrale, soprattutto in Perù, dove molti italiani si trovarono ad esercitare il lavoro di minatori in sperduti villaggi delle Ande, a migliaia di metri d’altitudine, isolati dal resto del mondo.
Chi sceglieva invece la rotta verso gli Stati Uniti incontrava diverse, ma pur sempre gravi, difficoltà: giunto a New York dopo due- tre settimane di viaggio, l’emigrante non poteva liberamente sbarcare sulla terra americana, ma era costretto a fermarsi per 40 giorni a Ellis Island, un’isola in cui, come in un campo di concentramento, venivano selezionati gli immigrati abili al lavoro e rimandati indietro quelli ritenuti inabili. Se era “fortunato”, una volta ottenuto il permesso di soggiorno negli Stati Uniti, l’emigrato poteva trovare vari lavori durissimi e mal pagati: dal lavoro come portuale, a quello come operaio o minatore, oppure, nei casi più fortunati, poteva mettersi in proprio, aprendo piccole attività che, nei casi migliori, potevano anche garantire un’ascesa sociale ed un certo guadagno.
Ovunque giungessero, gli italiani erano malvisti, considerati spesso come animali o subumani. Ovunque essi venivano sfruttati e discriminati, tanto che negli Stati Uniti agli inizi del Novecento “italiano” era diventato sinonimo di “poco di buono”, persona ignorante, che non si lava e che non si integra…Insomma, tutti i pregiudizi e gli stereotipi che subiscono oggi in Italia gli immigrati. In certi casi, gli episodi di razzismo contro i nostri connazionali, accusati di “portare via il lavoro agli americani” e di essere dei criminali, portarono a linciaggi o condanne sommarie, come accadde a Tallulah, nel sud degli Stati Uniti, dove cinque poveri italiani, dapprima incarcerati in quanto “colpevoli” di aver reagito all’uccisione di una loro capra da parte di un cittadino statunitense, vennero prelevati dal carcere dalla folla inferocita e vennero impiccati.

QUANDO ERANO GLI ITALIANI AD EMIGRARE -parte seconda

I Paesi extraeuropei non erano la sola sede in cui emigrare: accanto ad essi, molti Italiani scelsero l’emigrazione in Francia .
La Francia, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, diviene abituale terra di migrazioni stagionali per le popolazioni dell’arco alpino occidentale, le quali erano solite recarsi in Costa Azzurra per dedicarsi ad attività di piccolo artigianato e, talvolta, per chiedere l’elemosina ai facoltosi villeggianti inglesi che venivano a svernare nelle lussuose località costiere. Dopo aver valicato i confini, spesso in clandestinità, lungo quella che era conosciuta come “la via di Vernante” (la stessa strada fu percorsa anche dai rifugiati politici perseguitati dal fascismo, come racconta Giorgio Amendola in “Lettere a Milano), un difficile sentiero che valicava le Alpi all’Argentera, in provincia di Cuneo, gli emigranti, nella totalità dei casi poveri contadini di montagna malnutriti e poverissimi, si affidavano letteralmente al buon cuore di chi li incontrava, sperando così di racimolare quel poco di denaro in grado di innalzare lievemente il misero tenore di vita delle vallate alpine piemontesi.
Accanto a tale migrazione per piccoli gruppi, si sviluppò ben presto anche un’emigrazione stagionale di massa diretta sempre nel sud della Francia, dove nelle cave di sale venivano impiegati moltissimi nostri connazionali; ben presto, le tensioni fra immigrati italiani in Francia e lavoratori francesi aizzati dalla solita propaganda xenofoba, esplosero: gli Italiani “portavano via il lavoro”, “erano delinquenti”, “erano per natura semibarbari” e via di pregiudizio in pregiudizio, tanto che nell’estate del 1893 ad Aigues Mortes, dopo una banale lite fra lavoratori italiani e lavoratori francesi, “grazie” ad una bufala diffusa ad arte fra la gente, secondo la quale i lavoratori italiani si sarebbero resi responsabili di alcuni omicidi, una folla inferocita uccise18 nostri connazionali e ne ferì 150 (anche se le stime restano tuttora approssimative). Nonostante ciò, le forze dell’ordine francesi intervenirono soltanto 18 ore dopo la strage, lasciando sostanzialmente mano libera agli xenofobi.
Un altro itinerario migratorio francese seguito dai lavoratori italiani era quello che portava alle miniere nel nord del Paese: in alcune miniera in Lorena, ad esempio, gli italiani costituivano sostanzialmente il 50% della manodopera: essi -soprattutto i sardi- erano molto richiesti in quanto, date le condizioni di miseria in cui vivevano, erano disponibili a ritmi di lavoro gravosissimi. Per queste persone, lo stesso lavoro che significava reddito magro, equivaleva anche a morte certa anzitempo a causa di malattie polmonari come la silicosi.
Ai padroni francesi e allo Stato italiano conveniva sfruttare questi lavoratori: nel 1916 il Governo italiano stipula con quello francese un accordo col
quale, in cambio di manodopera, l’Italia avrebbe ricevuto quantitativi di carbone in base alla produttività dei suoi emigranti. Come vedremo, tale modalità sarà usata dai governi italiani sino agli anni Sessanta del Novecento.
Alla fine della seconda guerra mondiale, quando il Paese, ridotto allo stremo, avvia la sua ricostruzione, le emigrazioni di massa verso i Paesi europei conoscono un nuovo picco: oltre alla Francia, gli Italiani, non solo del sud, si avviano verso la Svizzera, il Belgio, la Germania e la Svezia. I governi stessi, al fine di ottenere materie prime a basso costo, si impegnano con protocolli appositi a garantire l’emigrazione di quote di operai verso i Paesi che ne fanno richiesta: a tal fine, il Governo italiano ottiene dalla Banca Mondiale che il nostro Paese sia inserito nella lista di quelli in cui si agevola l’emigrazione. Chi sono gli emigranti del Dopoguerra?
Si tratta soprattutto di minatori, ma non solo: accanto ad essi, fanno le valigie centinaia di migliaia di contadini che scelgono di trasformarsi in operai per potersi garantire un futuro. Partono a migliaia sui “treni della speranza” che, varcando il Sempione e il Brennero, scaricheranno in Paesi ostili uomini strappati alle terre e alle famiglie. Una volta giunti nei luoghi di lavoro, molti di loro verranno avviati in apposite baracche di legno, campi di concentramento volontari in cui gli emigrati erano relegati al fine di tenerli lontani dalle città, da loro viste come miraggi lontani. “Vietato l’ingresso ai cani e agli italiani” stava scritto in molti locali pubblici frequentati dagli stessi padroni che facevano profitti sulla pelle di quei lavoratori misconosciuti e discriminati. Fra tutte le vicende di sfruttamento e alienazione, la più nota universalmente è la tragedia nella miniera Marcinelle in Belgio, ove l’8 Agosto1956, in seguito ad un incendio, muoiono 262 lavoratori, fra cui 139 italiani immigrati.
A partire dagli anni Settanta del Novecento, i flussi migratori dall’Italia verso i Paesi europei diminuiscono per due ragioni opposte: per il miglioramento delle condizioni di vita nel nostro Paese, a seguito delle grandi conquiste economiche e politiche dei lavoratori, sia perché, con la crisi petrolifera del 1973, i Paesi in cui erano impiegati i nostri lavoratori rimandano indietro una manodopera ritenuta superflua in periodo di crisi economica. Negli anni Ottanta del Novecento l’emigrazione dall’Italia risulta pressoché inesistente e solo negli ultimi anni, a causa della dura crisi economica e delle politiche di tagli ai servizi sociali e di precarizzazione del lavoro, essa torna prepotentemente in scena e ci fa capire una cosa: il benessere, le conquiste sociali, i diritti, non sono mai acquisiti definitivamente; bastano un po’ di anni “storti”, bastano un po’ di governi antioperai, e tutto ciò che si credeva consolidato viene messo nuovamente in discussione. Per questo oggi, quando vediamo arrivare milioni di persone impoverite e alla ricerca di una nuova vita, dovremmo, in quanto italiani con quella storia alle spalle, comprendere non una, ma due volte le ragioni che li hanno mossi; spesso le medesime ragioni che anche ora, mentre sto scrivendo, stanno muovendo giovani disoccupati o precari a lasciare la nostra Patria alla ricerca di una vita degna di essere vissuta.

FONTE: http://www.osservatorionuovedestre.org/?p=2113


PARTIGIANA III EDIZIONE
Notte d'Arte Varia Resistente
SABATO 26 SETTEMBRE 2015

Chiesino Via Carpenara 17, Varenna (Genova Pegli)

MUSICA - READING - VISIONI

Ore 17,00
"Gruppo Musicale Multedo 1930"
Ci fa rivivere i canti della Resistenza

Ore 19,00
Apericena Resistente
Pasta Baxeico e Partigiani

Ore 20,00
Concerto dei
"Senza Collare" e "R"

A concludere
"Incursione dei Giovani A.N.P.I."

Organizzato da A.N.P.I. Fratelli Dagnino in collaborazione con A.N.P.I. Val Varenna

Presidio antifascista contro il "festival" nazionale di Casa Pound


Si svolgerà venerdì 11 settembre dalle ore 17,00 davanti la Loggia di via Mercanti
Milano democratica si mobilita contro il  Festival nazionale di Casa Pound che si vorrebbe organizzare in una città medaglia d'oro per la Resistenza.
Una prima risposta si avrà venerdì 11 settembre con un presidio antifascista, dalle ore 17,00 in via Mercanti, davanti alla Loggia simbolo della Resistenza milanese.
Roberto Cenati, presidente del  Comitato permanente antifascista contro il terrorismo per la difesa dell'ordine repubblicano, esprime profonda preoccupazione per la manifestazione neofascista (che dovrebbe svolgersi dall'11 al 13 settembre).
"L'iniziativa di Casa Pound, i cui militanti si definiscono fascisti del terzo millennio, offende Milano, capitale della Resistenza e la memoria di chi ha sacrificato la propria giovane vita per la Libertà. Nello stesso periodo di settembre avrà luogo, sempre nella nostra Regione, con il nulla osta dell'Amministrazione Comunale di Cantù, un incontro nazionale organizzato dal partito neofascista di Forza Nuova.
La libertà di espressione, ampiamente garantita dalla Costituzione repubblicana, non significa consentire l'aperta apologia di fascismo e di razzismo vietata peraltro anche dalle leggi Scelba e Mancino. Tali gravissime iniziative - si sottolinea - si inseriscono in un contesto internazionale caratterizzato da pericolose spinte antisemite, xenofobe e razziste che si manifestano con crescente intensità in Europa e nel nostro Paese. Contro l'esodo epocale di milioni di migranti che fuggono dalla guerra e dalla fame, si vogliono erigere muri e reticolati".

"Ci rivolgiamo al Sindaco di Milano e invitiamo il Questore e il Prefetto perché quest'anno, nel quale ricade il settantesimo anniversario della Liberazione del nostro Paese dal nazifascismo e in cui nella nostra città si sta svolgendo l'Esposizione Universale, non si ripeta una ulteriore grave offesa a Milano, Città  Medaglia d'Oro della Resistenza e venga impedita l'ennesima manifestazione di aperta apologia del fascismo in aperto contrasto con i principi sanciti dalla Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza".


FONTE: A.N.P.I. NAZIONALE

Lapide commemorativa a Bardineto

Savona / 12 settembre 2015
Comune di BARDINETO (Savona)


Inaugurazione della lapide commemorativa in memoria dei “Caduti della Resistenza”

SABATO 12 SETTEMBRE alle ore 15,30.

PROGRAMMA
Ritrovo zona “Palafungo”, sfilata per le vie del paese, arrivo al Monumento ai “Caduti della Resistenza”.
Cerimonia commemorativa

SEGUIRA’ RINFRESCO PRESSO IL “PALAFUNGO”

FONTE: A.N.P.I. NAZIONALE

72° della difesa di Roma

Roma / 8 settembre 2015

72° ANNIVERSARIO DELLA DIFESA DI ROMA
Martedì 8 settembre 2015
Ore 10.15 - Piazzale Ostiense - Porta San Paolo
Deposizione di una corona di alloro del Presidente della Repubblica nello spazio monumentale adiacente le Mura Aureliane.
A seguire  Il Presidente della Repubblica raggiunge il Parco della Resistenza dell’8 settembre 1943. 
Ore 10.30 - Parco della Resistenza dell’8 settembre 1943 – Viale della Piramide Cestia
Il Presidente della Repubblica depone una corona di alloro presso il Monumento dedicato agli 87.000 Militari caduti nel periodo 1943/1945.
A seguire  Il Capo dello Stato lascia il Parco della resistenza dell’8 settembre 1943.
La cerimonia prosegue con gli interventi istituzionali.               
Ore 12.00 - Basilica di Santa Maria in Ara Coeli 
Santa Messa in suffragio dei caduti.
Si ricorda che due (2) Mini bus di Roma Capitale attenderanno i Rappresentanti delle Associazioni (ore 9.30 circa), alla base della Scalinata dell’Ara Coeli.

FONTE: A.N.P.I. NAZIONALE

Lettera a Mattarella: non lasciare alcun spazio al neofascismo

2 settembre 2015
A Como convegno “Europa e Resistenza” dell'ANPI della Lombardia a Como il 12 settembre.
Lettera del presidente nazionale dell'Anpi, Carlo Smuraglia, ai massimi rappresentanti delle istituzioni democratiche, per chiedere "un pronto e deciso intervento" per non lasciare "alcuno spazio a chi sogna impossibili ritorni o propugna forme nuove di autoritarismo".
All'origine della presa di posizione la notizia di due manifestazioni di chiara impronta neofascista organizzate da CasaPound e Forza Nuova nel capoluogo lombardo e a Cantù.
Manifestazioni che l'Anpi milanese ha definito "Un'offesa ai caduti per la libertà".
Questo il testo della lettera del presidente nazionale dell'Anpi, Carlo Smuraglia.
On.le Presidente della  Repubblica, Sergio Mattarella
On.le Presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso
On.le Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini,
Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi
On.le Ministro degli Interni, Angelino Alfano

Illustri Presidenti e Onorevole Ministro,
dalle pagine milanesi di un quotidiano nazionale (La Repubblica), ho appreso che sarebbero previste, a breve, in Lombardia, due manifestazioni di netta marca fascista (significativo il titolo dell’articolo “La galassia nera arriva a Milano“), una Festa nazionale di tre giorni di CasaPound, a Milano e, pressoché contemporaneamente, un meeting internazionale a Cantù, promosso da Forza Nuova. La concomitanza di due manifestazioni del genere, che hanno precedenti ben noti, indigna e preoccupa chiunque sia dotato di una vera sensibilità democratica. In particolare l’ANPI, riconosciuta da diverse  sentenze di Tribunali militari come erede e successore dei Combattenti per la libertà, è legittimata e tenuta a reagire nei confronti di eventi che contrastino con i valori per i quali si batterono donne e uomini della Resistenza e su cui si fonda la Costituzione repubblicana. La nostra mobilitazione, dunque, è legittima e doverosa; ma non basta, perché il primo compito e il primo dovere di intervento spettano alle Istituzioni democratiche, che devono sapere, e far sapere, che i diritti di libertà trovano un limite imprescindibile nella natura democratica e antifascista del nostro Stato.

A nome di tutta l’Associazione che ho l’onore di presiedere attendo, quindi, un pronto e deciso intervento da parte di chi ha competenza in materia e una indifferibile presa di posizione delle massime Istituzioni nazionali sulla questione di fondo: l’Italia, che si è liberata 70 anni fa dalla dittatura fascista e dall’occupazione tedesca, è e deve essere un Paese democratico e antifascista, non lasciando alcuno spazio a chi sogna impossibili ritorni o propugna forme nuove di autoritarismo.

Con osservanza, il Presidente Nazionale ANPI,  Prof. Carlo Smuraglia


Questo il comunicato stampa diffuso dall'Anpi milanese.
L'ANPI Provinciale di Milano esprime la sua profonda indignazione per la concessione da parte dell'Amministrazione Comunale di Cantù, proprio nell'anno in cui ricorre il 70° Anniversario della Liberazione, di una propria struttura pubblica al partito neofascista di Forza Nuova, permettendo lo svolgimento di un festival nazionale dedicato al tragico periodo dell'esperienza nazifascista in Europa.

La libertà di espressione, ampiamente garantita dalla Costituzione repubblicana, non significa consentire l'aperta apologia di fascismo e di razzismo, già manifestatasi in occasione delle trascorse iniziative di Forza Nuova a Cantù grazie al nulla osta dell'Amministrazione Comunale.

La decisione è particolarmente grave anche perchè è stata assunta in un contesto internazionale  caratterizzato da pericolose spinte antisemite, xenofobe e razziste che si manifestano con crescente intensità in Europa e nel nostro Paese.

Si tenta addirittura di accreditare la vergognosa tesi volta a scambiare le migliaia di  migranti che fuggono dalla guerra e dalla fame, per orde nemiche, che starebbero invadendo l'Italia, tra le cui pieghe si infiltrerebbero terroristi islamici.

Per queste ragioni abbiamo denunciato il Convegno svoltosi il 9 luglio 2015 nella sede istituzionale della Regione Lombardia con il leader di Forza Nuova Roberto Fiore e con il sindaco ungherese ideatore del muro da costruire ai confini con la Serbia per impedire l'ingresso di profughi in Ungheria. La proposta fatta propria dall'Ungheria di Orbàn che costringe i profughi a viaggiare su treni blindati  e che due anni fa voleva censire tutti gli ebrei presenti in quel Paese, non ha comportato sanzioni da parte dell'Unione Europea che invece non  ha avuto la minima esitazione ad umiliare la Grecia e a prefiguarne la sua uscita dall'Euro.

Mentre invitiamo le autorità competenti a fare tutto il possibile per evitare il ripetersi di iniziative che si contrappongono ai principi della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza e alle leggi Scelba e Mancino, chiamiamo gli antifascisti, i democratici e la cittadinanza tutta a partecipare al Convegno “Europa e Resistenza” promosso dall'ANPI Regionale della Lombardia che si svolgerà a Como il 12 settembre prossimo, per l'intera giornata.

L'appuntamento è per sabato 12 settembre 2015 alle ore 9,30 presso la Sala Stemmi del Comune di Como, in via Vittorio Emanuele II, 97.

RASSEGNA STAMPA:
la Repubblica
http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/09/02/news/raduni_neofascisti_a_milano_e_cantu_l_anpi_scrive_a_mattarella_serve_un_intervento_deciso_-122065593/
 Il Giorno
http://www.ilgiorno.it/milano/casapound-manifestazione-1.1262921
La Gazzetta del mezzogiorno
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/italia/anpi-istituzioni-dicano-no-a-fascisti-no845572
Gazzetta di Parma
http://www.gazzettadiparma.it/news/italia-mondo/298685/Anpi-chiede-intervento-istituzioni-contro-raduni.html