Ente Morale D.L. 5 aprile 1945, n. 224

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STRAGE PIAZZA DELLA LOGGIA

-La manifestazione

I partecipanti alla manifestazione, sconvolti dagli eventi, si spostano in piazza Vittoria che comunica con piazza Loggia attraverso due strade laterali ed un porticato centrale. I motivi che inducono i dirigenti sindacali a dare queste indicazioni, nascono da due ordini di preoccupazioni: corrono voci che in piazza ci siano, forse sotto le chiuse dei tombini, ancora delle bombe e quindi c'è il rischio di nuove esplosioni. 
L'altra ragione è che, lasciando sul luogo dell'attentato solo il servizio d'ordine sindacale coadiuvato da altri volontari, si possono facilitare le prime operazioni di trasporto dei feriti più gravi.

Verso le 11, i dirigenti sindacali e di 
partito che hanno partecipato alla manifestazione si trovano in Loggia, 
sede dell'Amministrazione comunale, nell'ufficio del sindaco della città, al fine di concordare le azioni da promuovere.
Tra i sindacalisti presenti si intrecciano alcune proposte di mobilitazione, ma su tutte, prevale quella della occupazione simbolica delle fabbriche per il giorno seguente prolungando cosi lo sciopero generale sino al 29 maggio. 
Nelle ragioni che sollecitano questa decisione, è presente la necessità di riallacciare un legame col movimento operaio al fine di orientare i lavoratori, dando loro la possibilità di una verifica di massa sulle iniziative da prendere nelle ore seguenti. Alla fine viene anche deciso che,durante la giornata del 29, delegazioni ristrette dei Consigli di Fabbrica dovranno recarsi in piazza Loggia a rendere omaggio ai caduti, mentre la Camera del Lavoro diventa il centro operativo a cui devono far riferimento tutti i quadri ed i dirigenti sindacali.
Poco prima delle tredici, terminata la fase dei soccorsi, i vigili del fuoco lavano con gli idranti il luogo dell'eccidio. 
E' un'operazione che viene considerata normale anche da quella piccola folla di lavoratori che ancora stazionano in piazza, discutendo animatamente. 
Sara' solo più tardi che ci si accorgerà della irresponsabilità dell'atto.
La pulizia avviene prima che sia stata condotta a termine una ispezione accurata da parte degli organi inquirenti; in tal modo vengono dispersi i reperti dell'ordigno esplosivo collocato nel cestino, la cui natura diverrà uno dei punti su cui poggeranno le accuse a carico degli imputati e si avranno le maggiori perplessità sulla dinamica e sulle responsabilità personali per l'attentato terroristico.

Tutti i primi mesi del 1974,a Brescia, sono punteggiati da attentati e provocazioni che sembrano preludere ad una rappresentazione in grande stile. Brescia, dopo Milano, diventa così la «piazza» che viene prescelta per un nuovo esperimento eversivo.
Questa sembra essere l'opinione espressa dal segretario provinciale del Movimento Sociale Italiano, Umberto Scaroni , il quale, in una circolare del 28 gennaio, indirizzata ai propri iscritti, afferma che «al termine del primo semestre del `74, anche a prescindere dall'esito delle importanti competizioni elettorali di primavera ( il referendum sul divorzio,ndr. ) è anche prevedibile il maturarsi di una situazione generale di estrema tensione. Non abbiamo quindi tempo da perdere, perché in questi mesi dobbiamo preparare il partito ad ogni tipo di evenienze». 

Il 15 febbraio scoppia un nuovo ordigno all'entrata di un supermercato: è rivendicato dalle S.A.M. ( Squadre di Azione Mussolini)(1)
Il 9 marzo in Valcamonica i carabinieri arrestano Kim Borromeo e Giorgio Spedini mentre stanno trasportando mezzo quintale di esplosivo. in questa occasione viene rinvenuta anche una banconota del sequestro Cannavale.
L'8 maggio viene aperta una borsa «dimenticata» da alcuni giorni davanti all'ingresso della sede provinciale della C.I.S.L.: dentro ci sono otto candelotti di dinamite e tre etti di tritolo innescati con un detonatore ed una miccia che si è, fortunatamente, spenta.
In risposta a ciò, la Federazione Unitaria propone,per il venerdi successivo, una astensione dal lavoro di 10 minuti. 

Il giorno 9 vengono arrestati alcuni noti personaggi dell'eversione nera nell'ambito dell'inchiesta sul M.A.R.(2) e sulle S.A.M.. 

Finiscono cosi in carcere,con Carlo Fumagalli, un folto gruppo di neofascisti: tra gli altri, quegli stessi personaggi che, nel febbraio dell' anno precedente, avevano attentato alla Federazione provinciale socialista ed avevano beneficiato alcuni mesi prima, a Roma, della scandalosa assoluzione generale al processo contro Ordine Nuovo.
I piani del M.A.R. sono chiari per stessa ammissione degli imputati e dei testimoni: provocare, attraverso azioni di commandos in Valtellina,all'indomani del referendum per il divorzio, una guerra civile destinata ad estendersi a tutto il Paese.
L'obiettivo è quello di creare una situazione in cui i militari siano costretti ad intervenire e successivamente ad appoggiare una repubblica presidenziale. A questo punto appare evidente come l'esplosivo trovato sulla «128» Rally di Borromeo ed il commando scoperto a Pian di Rascino(3), tra Rieti e l'Aquila, il 30 maggio, siano riscontri che fanno emergere limpidamente un piano eversivo di cui piazza Loggia non può che essere un tassello, forse quello principale.
Nella notte tra il 18 e il 19 maggio salta in aria in piazza Mercato, a poche centinaia di metri da piazza Loggia, il giovane neofascista Silvio Ferrari, collegato agli ambienti neri veronesi e sanbabilini, mentre stava trasportando sulla propria motoretta un ordigno esplosivo. Nello stesso momento, in un'altra zona della città, un'auto targata Milano, con a bordo quattro fascisti, si schianta contro un muro: il conducente decede all'istante. Nel baule viene rinvenuto materiale propagandistico dell' MSI . Per il giorno seguente è stata convocata in città una manifestazione di ex-combattenti. L'intento è di compiere un attentato per poi farne cadere le responsabilità sulle forze di sinistra. Durante i funerali di Silvio Ferrari vengono arrestati cinque suoi camerati del gruppo veronese neonazista «Anno Zero», mentre quelli bresciani , guidati da uno dei responsabili del «Fronte della Gioventù» che sarà tra i maggiori indiziati della strage del 28 maggio, organizzano ripetute provocazioni contro i lavoratori e gli studenti che presidiano il luogo del fatale incidente.

La Federazione C.G.I.L.-C.I.S.L.-U.I.L. distribuisce un volantino in tutte le fabbriche della città e della provincia denunciando come gli attentati dei giorni e dei mesi precedenti rientrino in un «disegno costruito da chi ha mezzi ed obiettivi molto precisi».
Il comunicato sindacale prosegue ricordando i fatti: Ferrari salta in aria domenica notte. Un'auto che trasporta materiale propagandistico di destra si schianta quella stessa notte contro un fabbricato: un morto e tre feriti. Domenica un ordigno esplosivo è stato scoperto presso la sede della C.I.S.L., mentre una banda di teppisti inscenava una manifestazione in piazza Mercato. Oggi una telefonata annunciava la presenza di una bomba nella sede della Camera del Lavoro. 
E' grave - conclude il comunicato - che si sfugga all'attentato per cause fortuite e che si scoprano le trame nere per accidenti dovuti all'incoscienza,all'inesperienza, all'irresponsabilità».
E' un chiaro atto d'accusa verso
 chi dovrebbe tutelare l'ordine pubblico e la serena convivenza civile, ma non lo fa: per inefficienza o per inettitudine? 

Il sindacato opta per una risposta corale,di massa,quanto mai partecipata, che solo uno sciopero generale può garantire. 
Il C.U.A.(Comitato Unitario antifascista), presieduto dal socialista Ettore Fermi, stretto in esigui margini di manovra e strutturalmente non abituato al confronto che non sia l'accordo sulle scadenze «storiche», privilegia una soluzione unitaria tra le forze in esso rappresentate: questa è caratterizzata più da una denunzia dei fatti che da una iniziativa politica conseguente, la sola in grado di dare a questa scadenza un significato non episodico e marginale.
Si trova l'accordo per indire, per il giorno 28 maggio, una manifestazione antifascista con una astensione dal lavoro di quattro ore, per opporsi all'ondata terroristica di cui piazza Mercato è il momento più significativo, agli abili e sconosciuti registi ed alle compiacenti coperture. 
Il giorno 22, durante i lavori del direttivo della Federazione Unitaria, a cui interviene l'on. Nicoletto , si concordano le modalità dello sciopero 
e si indicano nell'on. Adelio Terraroli e nei sindacalisti Gianni Panella e Franco Castrezzati gli oratori che prenderanno la parola nel corso della manifestazione convocata in piazza Loggia.

-La bomba
Alle 10 e 12 il discorso del segretario della F.L.M. viene interrotto da uno scoppio forte, secco che fa ricordare il botto di un potente petardo. 

S'alza un fumo grigio-azzurro ed un odore acre si spande nell'aria. Dopo un attimo di silenzio, le prime voci si levano dalla folla che ondeggia compatta, poi comincia a sussultare, a sbandare, mentre gli striscioni cadono a terra. 
La gente urla, impreca, fugge scompostamente. Rimangono sul selciato sei morti e qualche decina di feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni. Due di questi moriranno nei giorni successivi in seguito alle ferite riportate.
Significativa,a questo proposito,la testimonianza di Manlio Milani , marito 
di una delle vittime. Franco Torri , che copriva con un parapioggia gli oratori, 
si avvicina al microfono e invita i manifestanti a mantenere la calma e a non abbandonare la piazza.
Poi, mentre Giorgio Leali sollecita i manifestanti ad avvicinarsi per sicurezza verso il palco, dopo alcuni drammatici istanti di smarrimento, gli operai organizzano i primi soccorsi,
fanno "cordone" dove è avvenuto lo scoppio, aiutano i feriti che appaiono meno gravi e coprono con le loro bandiere i corpi straziati delle vittime.
Sono passati appena pochi minuti e prima ancora che arrivino sul posto le autoambulanze, sopraggiungono due furgoni della Celere. 
I poliziotti scendono in assetto di guerra, brandendo gli sfollagente in modo minaccioso contro gli operai presenti; l'ufficiale che li comanda ordina ai suoi uomini concitatamente di allontanare dalla piazza i presenti. 
C'è un accenno di scontro frontale tra i lavoratori raccolti sul luogo dell'eccidio e gli agenti: dopo un primo momento di incertezza, gli operai respingono energicamente la provocazione, apostrofando duramente i militi.

- Dopo la bomba, gli avvenimenti subito dopo la strage
I partecipanti alla manifestazione, sconvolti dagli eventi, si spostano in piazza Vittoria che comunica con piazza Loggia attraverso due strade laterali ed un porticato centrale. I motivi che inducono i dirigenti sindacali a dare queste indicazioni, nascono da due ordini di preoccupazioni: corrono voci che in piazza ci siano, forse sotto le chiuse dei tombini, ancora delle bombe e quindi c'è il rischio di nuove esplosioni. 
L'altra ragione è che, lasciando sul luogo dell'attentato solo il servizio d'ordine sindacale coadiuvato da altri volontari, si possono facilitare le prime operazioni di trasporto dei feriti più gravi.
Verso le 11, i dirigenti sindacali e di 
partito che hanno partecipato alla manifestazione si trovano in Loggia, 
sede dell'Amministrazione comunale, nell'ufficio del sindaco della città, al fine di concordare le azioni da promuovere.
Tra i sindacalisti presenti si intrecciano alcune proposte di mobilitazione, ma su tutte, prevale quella della occupazione simbolica delle fabbriche per il giorno seguente prolungando cosi lo sciopero generale sino al 29 maggio. 
Nelle ragioni che sollecitano questa decisione, è presente la necessità di riallacciare un legame col movimento operaio al fine di orientare i lavoratori, dando loro la possibilità di una verifica di massa sulle iniziative da prendere nelle ore seguenti. Alla fine viene anche deciso che,durante la giornata del 29, delegazioni ristrette dei Consigli di Fabbrica dovranno recarsi in piazza Loggia a rendere omaggio ai caduti, mentre la Camera del Lavoro diventa il centro operativo a cui devono far riferimento tutti i quadri ed i dirigenti sindacali.
Poco prima delle tredici, terminata la fase dei soccorsi, i vigili del fuoco lavano con gli idranti il luogo dell'eccidio. 
E' un'operazione che viene considerata normale anche da quella piccola folla di lavoratori che ancora stazionano in piazza, discutendo animatamente. 
Sara' solo più tardi che ci si accorgerà della irresponsabilità dell'atto.
La pulizia avviene prima che sia stata condotta a termine una ispezione accurata da parte degli organi inquirenti; in tal modo vengono dispersi i reperti dell'ordigno esplosivo collocato nel cestino, la cui natura diverrà uno dei punti su cui poggeranno le accuse a carico degli imputati e si avranno le maggiori perplessità sulla dinamica e sulle responsabilità personali per l'attentato terroristico.

NOTE:
(1) Le Squadre d'Azione Mussolini (Sam) è il nome con cui si indicano due diverse organizzazioni di ispirazione fascista, una attiva nel secondo dopoguerra e formata da reduci della RSI e del regime, l'altra di natura terroristica presente insieme a molti altri movimenti nella violenza politica degli anni di piombo.
(2)Il MAR o Movimento di Azione Rivoluzionaria fu un'organizzazione terrorista italiana di estrema destra.
(3)L'Altopiano di Rascino è un altopiano carsico situato nel Lazio, in provincia di Rieti, nel Cicolano ai confini con l'Abruzzo, all'interno del territorio del comune di Fiamignano.

FONTE:http://www.28maggio74.brescia.it

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