Ente Morale D.L. 5 aprile 1945, n. 224

Ente Morale D.L. 5 aprile 1945, n. 224
MAIL: anpigenovapra869@gmail.com - TEL: 3463002468

AUGURI COMANDANTE "DIAVOLO" Germano Nicolini


26 novembre 1919 – AUGURI all'eroico Comandante Partigiano "Diavolo" Germano Nicolini. Considerato uno dei migliori combattenti della Resistenza reggiana. Incredibile storia nel dopoguerra con dieci anni passati in carcere per nulla… 
(Alla fine del post gli 8 video del documentario « Materiale Resistente ») :

Nato a Fabbrico (Reggio Emilia) il 26 novembre 1919, Ufficiale del 3° R

eggimento carristi, Medaglia d'Argento al Valor Militare.

L'8 settembre 1943 è a Roma. Catturato dai tedeschi, si sottrae alla deportazione con una fuga, tanto temeraria quanto miracolosa.

Tornato in Emilia si dà alla macchia ed organizza la Resistenza armata, diventando Comandante del 3° btg della Brigata “Fratelli Manfredi”.

Assume diversi nomi di battaglia: prima “Demos”, poi “Giorgio” ed infine “Diavolo”.

Partecipa a molte battaglie (tra le altre Fabbrico e Fosdondo), riportando due ferite.

Dopo la Liberazione, all'età di 27 anni, viene eletto sindaco di Correggio: votano per lui anche tre consiglieri dell'opposizione democristiana. Si distingue per l'impegno verso il disagio della popolazione più bisognosa e particolarmente degli ex combattenti, attuando così quei valori del suo credo cristiano, che lui identifica nell'ideale comunista, maturato da partigiano.

Il 18 giugno 1946 viene assassinato don Umberto Pessina; dopo otto mesi l'accusa infamante: lo si vuole, a tutti i costi, colpevole del delitto, prima come esecutore materiale e poi come mandante. Viene arrestato il 13 marzo 1947; il 26 febbraio 1949 la Corte d'Assise di Perugia lo condanna a 22 anni di carcere ed alla perdita di ogni diritto civile e militare: ne sconta 10, per sopravvenuto indulto a favore di ex appartenenti alle formazioni partigiane.

Per quasi mezzo secolo grida la sua innocenza e chiede, inascoltato, che lo si aiuti per la revisione del processo. Eloquente, al riguardo, il titolo del suo voluminoso libro-memoriale, “Nessuno vuole la verità”.

Poi la confessione dei veri colpevoli (settembre 1991) e la loro condanna (1993). Finalmente la revisione del processo: la Corte di Appello di Perugia, in data 8 giugno 1994, lo assolve con formula piena, vittima di macchinazione politico-inquisitoriale.

Riacquista tutti i diritti e gli viene riconsegnata la Medaglia d'Argento; in chiusura della motivazione si legge: “.... considerato uno dei migliori combattenti della Resistenza reggiana”.
TREVISO
Grande manifestazione antifascista


"La Resistenza a Roma attraverso i libri"

Roma / 28 novembre 2012
La Sezione ANPI Aurelio-Cavalleggeri - in collaborazione con la Cgil Roma Nord e SPI Cgil - presenterà, nell’ambito del Progetto “La Resistenza a Roma, attraverso i libri” 
Mercoledì 28 novembre 2012 - ore 17,00 
presso la sede della Camera del Lavoro-CGIL Roma Nord 
P.zza S. Giovanni B. De La Salle 3/a, 2° piano - Roma 
“Bandiera Rossa nella Resistenza Romana” 
di Silverio Corvisieri 
Introduce
Carlo BuscalferriPresidente della Sezione ANPI Aurelio-Cavalleggeri 
Porteranno i saluti: 
Cesare CaiazzaSegretario Generale CdLT CGIL  “Roma Nord Civitavecchia” 
Eraldo Riccobello, Segretario Generale SPI CGIL  “Roma Nord Civitavecchia” 
Coordinerà l’incontro Enzo Cuozzo della Sezione ANPI Aurelio-Cavalleggeri 
--------- 
Ne parleranno con l’autore Silvio AntoniniPresidente Anpi di Viterbo, e David Broder, Redattore della rivista “Historical Materialism” 

Alla Regione Emilia Romagna i fondi per i terremotati raccolti dall'Anpi

Presso la Casa dei popoli di Casalecchio (BO), domenica 2 dicembre alle 12.30, l’ANPI - nella persona del suo Presidente Nazionale, Carlo Smuraglia, consegnerà simbolicamente alla Regione Emilia-Romagna - rappresentata dalla Vice Presidente Simonetta Saliera - i fondi raccolti per le zone terremotate durante la Festa Nazionale dell’Associazione (Marzabotto 14/17 giugno 2012) ammontanti a 20.050 euro e già versati.

Ha dichiarato, per l’occasione, lo stesso Smuraglia: 

“Abbiamo finalmente tirato le somme di quanto raccolto a Marzabotto in occasione della nostra Festa nazionale, in favore delle zone terremotate dell’Emilia-Romagna e il risultato, in tempi di magra e considerando che il nostro “popolo” non appartiene alla categoria dei ricchi (magari evasori) è soddisfacente. Al di là della cifra, raggiunta con versamenti di singoli, di Comitati Provinciali ANPI e di Sezioni, è significativo e importante il fatto che la solidarietà, che abbiamo mostrato anche con l’incontro a Marzabotto con tre Sindaci di Comuni particolarmente colpiti, si è manifestata non solo con una partecipazione attenta, solidale ed affettuosa a quell’incontro, ma anche nel modo tangibile di cui ho detto. E’ l’occasione, in ogni caso, per ringraziare, di cuore, tutti quelli che hanno ritenuto di contribuire”.
FONTE A.N.P.I. NAZIONALE
ANCHE LE TARTARUGHE SI PONGONO IL PROBLEMA...


Roma, in cinquemila al corteo antifascista contro Casapound

Quasi cinquemila persone hanno animato il corteo antifascista che è partito dall’Esquilino questo pomeriggio ed ha raggiunto dopo un po’ il Colosseo. Un corteo straordinario, con una massiccia presenza di studenti che, venendo dall’iniziativa della mattinata, hanno affrontato un vero e proprio tour de force della protesta. Al loro ingresso in piazza dell’Esquilino sono stati accolti dal coro “Siamo tutti antifascisti”. ''Roma antifascista'', recitava uno striscione bianco appeso tra due alberi alla partenza mentre la sede di Casapound in via Napoleone III veniva presidiata da almeno dieci blindati di polizia e carabinieri. ''Brigate Monicelli'', ''No razzismo, discriminazione, xenofobie'', ''No all'espulsioni dei cittadini europei di etnie rom dalla Francia'' ed ancora ''Roma libera, no ai fascisti vecchi e nuovi'' e ''Roma e' antifascista, rete dei comunisti'', alcuni degli altri striscioni, a cui si sono aggiunti quelli dei partigiani dell'Anpi che hanno scritto: ''Roma medaglia d'oro della Resistenza'' e ''Contro il raduno nazi-fascista, resistenza''.

L’iniziativa è stata promossa dal ''Coordinamento romano antifascista a difesa dell'ordine democratico e della Costituzione'' e sottoscritta da Anpi, Anppia, Fiap, Aned, Anei, Idv, Pd, Pdci, Prc, Ps, Sel, Verdi, Cgil, Cisl, Uil e Usb. Tra le tante bandiere quella del circolo omosessuale Mario Mieli, della Palestina e del Prc. Sull'obelisco e' stato affisso uno striscione del ''Antifaschistische Aktion''. Nella piazza sono state raccolte anche le firme per chiedere la liberta' del leader curdo Ocalan.
FONTE http://www.controlacrisi.org/notizia/Conflitti/2012/11/24/28673-roma-in-cinquemila-al-corteo-antifascista-contro-casapound/


CasaPound, cresce la mobilitazione antifascista contro il corteo del 24. Ma i neofascisti sfileranno: "Obiettivo almeno 5mila presenze" 



Appelli, annunci di contromanifestazioni,mobilitazioni sui social network. E’ un fronte compatto e in crescita, quello che si è andato formando, negli ultimi giorni, per chiedere alle istituzioni di intervenire contro il raduno dei neofascisti di CasaPound. Sfileranno sabato prossimo, da piazza della Repubblica al Colosseo, con un corteo il cui percorso è ancora in via di definizione. Gli uomini della Digos di Roma stanno valutando una contromanifestazione degli studenti di sinistra, che potrebbe tentare di contestare l’orda nera capeggiata da Gianluca Iannone. Il raduno arriva ad appena due settimane da quella dei neofascisti dell’Mse, che però ha visto scendere in piazza poche centinaia di persone.
E oggi, intanto, il neonato Laboratorio Antifascista, che riunisce alcune realtà nazionali (dalle associazioni gay all’Anpi fino al centro sociale Acrobax), lancerà un altro appello, affinché, tra le altre cose, venga applicata la Legge Scelba e vengano sciolte le formazioni di ispirazione neofascista. Un gruppo in cui ricade anche quella dei “Fascisti del Terzo Millennio” di CasaPound.
Il corteo. Per adesso l’unica certezza è la partenza: piazza della Repubblica, alle 16. Il resto è ancora in via di definizione. In Questura, si sta valutando un ampio ventaglio di possibilità, inclusa quella di far svolgere il corteo in forma statica. Opzione che difficilmente sarà accolta da Iannone che punta tutto su questo corteo. Per il suo movimento è una sorta di lancio, in chiave nazionale, in vista delle prossime elezioni amministrative. Una prova di forza, contro tutto e tutti. Del resto, basta vedere l’attivismo dei giovani del Blocco Studentesco – la sua costola giovanile – che stanno partecipando attivamente alle occupazioni scolastiche nella Capitale (qualche giorno fa hanno messo a segno alcuni blitz armati di bastoni e lacrimogeni). Con una campagna elettorale alle porte, CasaPound vuole cavalcare le polemiche e giocare al muro contro muro, irridendo e provocando quanti, in queste ore, si sono appellati alle Istituzioni. In un’intervista pubblicata ieri su un portale di destra, Iannone corteggia anche chi è fuori dal suo movimento: “La manifestazione è ovviamente aperta a tutti, e aspettiamo anzi il più ampio coinvolgimento della popolazione, dato che le misure criminali prese da questo governo colpiscono tutti, indipendentemente dall’appartenenza politica o geografica”. Il messaggio è chiaro: non sfileranno solo i neofascisti. Difficile credergli, basta leggere i proclami di sfida sui profili Facebook dei ragazzi di via Napoleone III. In queste ore hanno creato una pagina, sul popolare social network, a favore del corteo.Una risposta provocatoria a quella creata, la scorsa settimana da un gruppo di ragazzi romani, nel nome dell’antifascismo. I numeri, per adesso, parlano di 1500 prenotazioni da tutta Italia: CasaPound ha organizzato una rete di pullman. L’obiettivo – ambizioso - è quello di portare in piazza 5mila persone. Il rischio flop è in agguato: per Iannone sarebbe un boomerang, visto e considerato che è da circa un mese che ha avviato, sul web, la campagna di lancio dell'evento. Il controllo sugli striscioni e sulle bandiere è rigido: tutto deve essere valutato da una sorta di “comitato centrale” dirigente, che vuole evitare richiami espliciti al periodo fascista. Ci saranno le bandiere di CasaPound, ovviamente, e cartelli contro il governo e la crisi.
I dubbi della Questura. A preoccupare via di San Vitale è anche il corteo dei comitati di base della scuola, che si svolgerà nella mattinata di sabato (partenza da piazza della Repubblica, arrivo a SS. Apostoli) e che potrebbe non sciogliersi così presto come annunciato. Non solo. Per il pomeriggio (14.30), in concomitanza con quello di CasaPound, è stato organizzato un presidio a piazza Vittorio, per impedire il passaggio dei neofascisti. Gli uomini della Digos, guidati da Lamberto Giannini, dovranno evitare, in ogni modo, che i due blocchi antagonisti possano entrare in contatto. Comunque, al di là di quelli più o meno ufficiali, potrebbero esserci dei blitz di protesta ad alta tensione. I ragazzi di Iannone sono stati allertati a vigilare contro eventuali “infilitrazioni” e sono pronti a rispondere energicamente a quelle che vengono definite “provocazioni”. Le riserve della polizia saranno sciolte nelle prossime ore.


Il laboratorio Antifascista. Nato nelle ultime settimane, su impulso del circolo di Cultura omosessuale Mario Mieli, ha riunito una serie di realtà decise a impegnarsi contro i rigurgiti neofascisti, a livello nazionale. Oltre ad alcune associazioni gay (le Famiglie Arcobaleno, il Rainbow Choir, la Lista Lesbica italiana, Queerlab), ne sono entrati a far parte Sel, il centro sociale Acrobax, l’Anpi, il Pd Rainbow, i radicali di Certi Diritti e le presidenze dei Municipi X e XI. Un coordinamento che potrebbe ancora crescere. In queste ore, è stato diffuso un appello, sul web, contro il corteo di sabato.“Uniti esprimiamo preoccupazione per la manifestazione di Casa Pound. La marcia su Roma di questo e altri gruppi neofascisti sarebbe un precedente gravissimo e offensivo per la città medaglia d’oro per la resistenza e per questo, con forza, chiediamo che venga vietata – spiegano in una nota quelli del Laboratorio - È assurdo che a Roma, come in altre città d’Italia, le istituzioni democratiche consentano manifestazioni inneggianti al fascismo e al nazismo in spregio della Costituzione repubblicana e delle leggi ordinarie”. Tre i punti chiave dell’appello: intanto si chiede di dare piena applicazione alla legge Scelba e di sciogliere tutti i gruppi di ispirazione nazifascista “che fanno propaganda di idee razziste, xenofobe e anti democratica”; si chiede anche di “dare piena applicazione alla legge Mancino contro la propaganda di idee o programmi atti a suscitare odio e violenza su base razziale, etnica, religiosa o nazionale. E altresì la manifestazioni di simboli di chiara ispirazione fascista o nazista”; ultimo punto: ’estensione della legge Mancino anche all’odio motivato da orientamento sessuale e identità di genere.

FONTE http://www.huffingtonpost.it/2012/11/21/casapound-cresce-mobilita_n_2169903.html?utm_hp_ref=italy

Pestaggio squadristico a Trento: la denuncia dell'Anpi

Ieri, martedi 20 novembre, a Trento, nella strada universitaria di Via Verdi, la violenza del pestaggio da parte del gruppo Blocco Studentesco-Casa Pound nei confronti degli studenti di sociologia e di semplici ignari cittadini che consideravano provocatoria la presenza di questi gruppi di estrema destra nell’università trentina.
L'Anpi esprime piena solidarietà ai tre studenti feriti vittime dello squadrismo.
Pestaggio che è l'ennesima testimonianza di un clima che può degenerare in una spirale di violenza dagli effetti imprevedibili.
"La violenza - scrive l'Anpi di Trento - deve essere sempre condannata con decisione da qualsiasi parte provenga. 
L’Anpi  ha lanciato una campagna nazionale contro l’espandersi del fenomeno del neofascismo e nazismo in Italia e in Europa.
Non si tratta di semplici rigurgiti nostalgici, ma di vere e proprie organizzazioni d’ispirazione neofascista se non neonazista che in varie forme, spesso coperte da associazioni pseudo culturali, si diffondono sul territorio e specie nelle scuole e nelle università. Ritornano simboli e comportamenti nefasti delle passate dittature infarciti delle vecchie ideologie fasciste e razziste. Si fa più stretta la rete dei collegamenti europei e internazionali dei movimenti estremi del neo-nazifascismo come quelli rappresentati dal partito nazionalnazista Alba Dorata in Grecia". 

"Il neofascismo - si sottolinea - in Italia non è solo un problema di ordine pubblico da esercitare negli episodi di violenza, ma coinvolge principi e valori costituzionali. La ricostituzione del partito fascista sotto qualsiasi forma, l’apologia del fascismo, il nesso tra fascismo e razzismo, come dimostrano recenti sentenze della Cassazione, devono essere impediti e puniti con i doverosi interventi delle Forze dell’Ordine e della Magistratura".

"La violenza e il revanscismo di queste organizzazioni neofasciste devono essere condannate e isolate da tutte le Istituzioni e forze democratiche. Nelle scuole, come prevedeva persino una norma della legge Scelba del 1952, deve essere insegnato cosa è stato davvero il dramma del fascismo in Italia. Si deve far conoscere la storia dell’antifascismo e della Resistenza e ancor più il significato della nostra Costituzione".
L’Anpi e l’UDU (Unione degli universitari) invitano tutti gli studenti e i cittadini a una vigilanza democratica attiva contro la violenza e contro l’insorgere della ideologia fascista e razzista sotto qualsiasi forma.
FONTE A.N.P.I. NAZIONALE

Smuraglia: basta con l'orrore della guerra nella striscia di Gaza

"Si levi un grido da tutto il mondo per far cessare questo orrore". Questo l'appello che lancia il presidente dell'Anpi, Carlo Smuraglia, per fermare quell'autentica guerra che vive la popolazione della striscia di Gaza.
"Ancora una volta - commenta - si incendiano i rapporti tra Palestina e Israele. Cercare le ragioni di questa improvvisa recrudescenza è davvero un compito improbo. Di fatto, la situazione di un'intera popolazione (oltre due milioni) che vive praticamente reclusa in una sorta di recinto, è improponibile, considerando che si tratta di un popolo che ha diritto ad un suo territorio e alla pace. Che le risposte ad una situazione insostenibile non siano sempre controllabili, è, purtroppo, il frutto amaro di una situazione assolutamente inconcepibile. Quanto alle iniziative del Paese più potente, che dispone di strumenti e armi da guerra sofisticate, è drammatico il fatto che ancora una volta a pagare siano i civili e soprattutto i bambini, al seguito di una "reazione" che non esito a definire quantomeno sproporzionata".
"Abbiamo visto delle immagini che non solo fanno riflettere, ma suscitano emozione e dolore; ed è facile immaginare quanto poco giovino alla convivenza ed alla speranza di un futuro pacifico. Ma non basta, perché si profila il rischio di un attacco di terra e di una vera e propria guerra, come sempre, facilmente estensibile al di là dei confini originari. Bisognerebbe davvero che la comunità internazionale si muovesse e facesse quanto necessario perché a questo conflitto, ma soprattutto alla situazione di Gaza cui prima accennavo, si ponesse fine."
"È davvero inconcepibile - sottolinea il presidente nazionale dell'Anpi - che nel 2012 non si riesca a trovare la via per garantire, la pace e il diritto ad una propria terra, a ciascuno dei popoli, che sono destinati comunque a vivere vicini (se non addirittura a convivere) in un'area tutto sommato, limitata. L'ANPI non può che auspicare che questo diritti vengano finalmente riconosciuti e realizzati in concreto, in favore del popolo che da tempo ne è sostanzialmente privato, nella convinzione che non è con le armi che si troverà la strada della convivenza e della giustizia, ma solo con intese ed accordi che rendano giustizia ai diritti di tutti e non soltanto alle ragioni del più forte".
"In ogni caso - conclude Carlo Smuraglia - il dramma della morte dei civili, delle famiglie inermi e soprattutto dei bambini deve cessare immediatamente. Si levi un grido da tutto il mondo per far cessare questo orrore, che muove a indignazione chiunque abbia un minimo senso di umanità".
FONTE A.N.P.I. NAZIONALE
2 DICEMBRE 2012
COMMEMORAZIONE 
MARTIRI DELL'OLIVETTA (PORTOFINO)

Ore 10.00 Messa in suffragio dei Martiri celebrata nella chiesa di Portofino

Ore 10,45 Deposizione corone presso la lapide dei Martiri

Ore 11,30 Saluto del Sindaco di Portofino Giorgio D'Alia

                 Orazione ufficiale di Silvio Ferrari

Per i familiari dei caduti che parteciperanno alla cerimonia il Comune di Genova mette a disposizione un pullman fino ad esaurimento posti con partenza alle ore 8,00 da Piazza Odicini a Voltri e fermate a Pra' in Piazza Bignami, a Sestri Ponente in via Ciro Menotti, a Sampierdarena in Piazza Montano e in Piazza della Vittoria (lato palazzo IP).
E' necessaria la prenotazione presso l'A.N.P.I. provinciale di Genova tel. 010/541422

GENAZZANO: MOZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE CONTRO IL MAUSOLEO A GRAZIANI AD AFFILE.

Nell'ultima seduta, il Consiglio Comunale all'unanimità dei presenti ha approvato la mozione con la quale esprime la propria contrarietà al "mausoleo in ricordo del gerarca fascista, Rodolfo Graziani, da parte dell'amministrazione comunale di Affile" e di conseguenza chiede "alle autorità competenti di assumere tutti gli atti utili a rimuovere questa vergognosa iniziativa, offesa per la storia democratica del nostro Paese". A suscitare tanto sdegno è stata l'erezione di un sacrario al Soldato ad Affile, piccolo comune al margine sud-orientale della provincia di Roma, dedicato al maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani, generale e ministro della Difesa della Repubblica Sociale di Salò.
In alto vi campeggiano le parole Patria ed Onore, tipiche espressioni della mistica fascista. "Rodolfo Graziani –si legge nelle premesse della mozione proposta dal sindaco Fabio Ascenzi- fu protagonista e responsabile di alcune delle pagine più indegne e feroci della storia d'Italia: la guerra coloniale condotta dal fascismo in Africa; l'uso in Libia ed Etiopia di armi chimiche e gas vietati da tutte le convenzioni internazionali; il massacro di civili inermi e la deportazione in campi di concentramento". Per di più, "Rodolfo Graziani firmò il manifesto della razza e fu ministro della Difesa e delle Forze Armate nella Repubblica di Salò. Sostenne la legittimità dell'occupazione nazista e la fondatezza della guerra civile contro la Resistenza". Finanziato con circa 130mila euro della Regione Lazio ed inaugurato dal sindaco di Affile, Ercole Viri, l'11 agosto scorso nel parco di Radimonte, il mausoleo a Graziani ha suscitato finora una grande ondata di sdegno, concretizzata qualche settimana fa da una manifestazione antifascista di gente proveniente dai comuni dell'area sublacense e prenestina. La notizia del mausoleo a Graziani, nondimeno, ha avuto vasta eco all'estero ricevendo lo sdegno della BBC, del Daily Telegrafh, del New York Times e di altri organi di stampa esteri, nonché una petizione online sul sito specializzato www.change.org, affinché il sindaco di Affile ripensi alla decisione della sua amministrazione comunale: Mayor of Affile: stop celebrating fascist war criminals (sindaco di Affile: ferma la celebrazione dei criminali di guerra fascisti, n.d.r.).
Il Consiglio Comunale ha, infine, preso la decisione di rendere pubblica la mozione attraverso un manifesto che sarà affisso nell'intero territorio comunale.
FONTE http://www.decoderonline.it/decoderonline/nel-lazio/comuni/4266-genazzano-mozione-del-consiglio-comunale-contro-il-mausoleo-a-graziani-ad-affile.html


Ricordo di 3 giovani fucilati sulla strada per Poggio

Imperia / 18 novembre 2012

 Domenica 18 novembre 2012 - ore 10,30
la Sezione ANPI "Gian Cristiano Pesavento" di Sanremo (IM) ricorderà tre giovani fucilati, il 24 novembre 1944, e abbandonati sul ciglio della strada dai nazisti mentre si recavano a Poggio per compiere una rappresaglia dove avrebbero fucilato altri dieci ragazzi.
FONTE A.N.P.I. NAZIONALE

Stormfront, operazione di polizia postale e Digos: arresti e perquisizioni in tutta Italia



Anni di indagini, decine di denunce (delle comunità ebraiche ma anche di esponenti del mondo politico) ma anche interrogazioni parlamentari, contro il "forum dell'odio": quello Stormfront, covo virtuale di neonazisti, che ha pubblicato, a più riprese,blacklist di ebrei, insultando anche omosessuali e incitando all'odio contro gli immigrati. E' su queste pagine che si nega la Shoah, offendendo la memoria delle vittime, si inneggia alle morti degli stranieri (Gianluca Casseri, da queste parti, è un eroe), si diffamano docenti universitari, personaggi del mondo dello spettacolo, del giornalismo, della cultura, dell'economia, ritenuti vicini ad Israele. E per questo "nemici". Da Gad Lerner a Roberto Saviano. Dalle prime luci dell'alba, però, una larga parte degli autori di questi scritti, pubblicati sulla sezione italiana del forum (i cui server sono collocati in America), ha un nome.
Quattro gli arresti effettuati dalla polizia, 17 le perquisizioni, alla caccia di testi e foto che dimostrino il coinvolgimento degli utenti italiani negli attacchi antisemiti e xenofobi. L'operazione è avvenuta a Roma e nel resto d'Italia. L'accusa nei confronti degli arrestati è di aver costituito un’associazione dedita alla diffusione di idee fondate sulla superiorità della razza bianca, all’odio razziale ed etnico. Una delle persone finite in manette, Mirko Viola - titolare di un'impresa di derattizzazione -, è tra gli autori del primo documentario negazionista realizzato e diffuso in Italia ("Wissen Macht Frei"). Gli altri sono Daniele Scarpino (Milano), ritenuto l'ideologo del forum, Diego Masi (Frosinone), Luca Cianfaglia (Teramo).
L'operazione è stata condotta dalla Digos di Roma e dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, coordinati dal Pool Antiterrorismo della Procura della Repubblica di Roma, diretto dal Procuratore Aggiunto Giancarlo Capaldo. Il forum, viene fatto sapere, è "in via di oscuramento". Il provvedimento richiesto dal Pubblico Ministero Luca Tescaroli, ed emesso dal Gip Stefano Aprile.
FONTE http://www.huffingtonpost.it/2012/11/16/blitz-contro-antisemitismo-stormfront_n_2142414.html?utm_hp_ref=italy

Il Fronte della Gioventù

ll "Fronte della Gioventù", la più nota ed estesa organizzazione dei giovani impegnati nella lotta di liberazione in Italia, venne costituito a Milano nel gennaio 1944, in forma unitaria, dai rappresentanti dei giovani comunisti, socialisti, democratici cristiani, al quali si uniscono subito i giovani: liberali, azionisti, repubblicani, cattolici comunisti, le ragazze dei Gruppi di Difesa della Donna (dai quali in seguito sorgerà l'UDI) e dei giovani del Comitato contadini.
La base ideale e programmatica fu elaborata da Eugenio Curiel (1912-1945), giovane scienziato triestino, già confinato dal Fascismo a Ventotene, ucciso a Milano il 24 febbraio 1945. Per il suo eccezionale contributo recato alla mobilitazione dei giovani nella lotta partigiana Curiel è stato insignito di medaglia d'oro alla memoria.
La storica riunione di costituzione del Fronte della Gioventù, si svolse - auspici due religiosi (padre Davide Turoldo e padre Camillo De Piaz) - nel convento dei Servi di Maria adiacente alla Chiesa di San Carlo al Corso. 
Eugenio Curiel
Un embrione di organizzazione, non ancora su basi così larghe ed unitarie politicamente, era esistente a Milano fin dall'ottobre 1943, promossa da Gian Carlo Pajetta (1911-1990) e da Luigi Longo (1900-1980), attorniati da un gruppo di studenti universitari, intellettuali e giovani operai.

Il Fronte della Gioventù (sigla FDG) ha recato un contributo assai rilevante alla Lotta di Liberazione. Centinaia e centinaia di giovani aderenti al Fronte sono caduti tra i partigiani, parecchi di essi sono stati decorati di medaglia d'oro e d'argento, hanno avuto funzioni di comando nelle varie formazioni combattenti. Molti sono gli aderenti al Fronte caduti con le armi in mano, o torturati nelle carceri, che hanno stupito gli stessi tedeschi e i fascisti. Tra essi, per tutti, ricorderemo Gianni Masi (deceduto in Germania, in campo di prigionia), Renato Quartini (fucilato a Genova), Dolfino Ortolan (caduto vicino a Treviso), Sandro Cabassi, Francesco Biancotto, Engels Profili, i giovani del Fronte impiccati dai tedeschi a Premariacco, i ragazzi fucilati al campo Giuriati di Milano, Giordano Cavestro, Giacomo Ulivi, Elio Boizacco, i 4 ragazzi fucilati a Milano in via Botticelli, Sergio Murdaca orribilmente seviziato e accecato a Cremona, Renzo Gasparini, Vincenzo Terenziani, Vittorio Tognoli, Vasco Scaltriti, gli 8 giovani fucilati sul Senio (Ravenna), Vinicio Culedda, Vittorio Di Dario, Renzo Cattanea, Giorgio Latis, Bruno Riberti, Stefano Peluffo, Domenico Mosti, Luciano Righi, Francesco Fochesato, Paolo Galizia, Sergio Posi. Alcuni di questi caduti hanno 14 anni (come Fochesato), 16 anni (come Ortolan); tutti sono giovanissimi, molti studenti, diversi operai e contadini.
Il Fronte della Gioventù fu riconosciuto dal Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. L'enorme contributo portato dal Fronte alla fase insurrezionale del 25 aprile nell'Italia del nord (e in precedenza a Firenze e Bologna) è testimoniato da diverse relazioni del Comando del Corpo Volontari della Libertà, dalla direzione del Comitato di Liberazione, dalle testimonianze di parecchi comandanti e commissari di formazioni partigiane.

LA BRIGATA VOLANTE BALILLA

La storia della Brigata Balilla ha inizio subito dopo l’8 settembre 1943, quando un gruppo di giovani di Bolzaneto costituì un GAP (Gruppo di Azione Patriottica) che per molti mesi fu una vera e propria spina del fianco degli occupanti tedeschi e dei repubblichini, con azioni di propaganda, sabotaggio della linea ferroviaria Genova/Milano e delle linee di alta tensione, liberazione di patrioti da caserme ed ospedali dove erano feriti.
Angelo Scala "Battista" con Don Berto
Nel luglio del 1944 la permanenza in Val Polcevera divenne troppo pericolosa, per cui decisero di prendere la via dei monti, sotto la guida di “Battista” (Angelo Scala), per unirsi alle formazioni partigiane della Divisone Cichero, comandata da “Bisagno” (Aldo Gastaldi).
Il loro arrivo in montagna, come distaccamento “Balilla Grillotti” (dal nome di un patriota caduto) coincise col rastrellamento dell’agosto 1944, dove combatterono alla Cappella di Cardenosa, Barbagelata, Casoni di Vallescura, Cabanne di Rezzoaglio, dove ottennero persino il passaggio nei partigiani di alcune decine di alpini della Monterosa, Clavarezza, San Clemente, Crocefieschi.
Dimostrato così il loro valore, nel dicembre 1944, Bisagno diede loro il compito di operare nei monti fra la Val Bisagno e la Val Polcevera, con principale punto di raccolta a Sella di Montoggio (essendo un distaccamento d’assalto non aveva una sede fissa).
Con la base nei monti, il distaccamento “Balilla” operava con quotidiane azioni nel fondovalle e nei comuni della cintura, grazie alla collaborazione dei contadini dei monti, di cui aveva saputo conquistare stima e fiducia, e l’appoggio degli abitanti della città, che vedevano in loro il riscatto della Patria dalla dittatura e dallo straniero; in tal modo contribuiva alla disorganizzazione delle forze di occupazione, mantenendole costantemente nel timore di improvvise azioni partigiane; in seguito a queste prove di valore, il 25 febbraio “Bisagno” promosse “Battista” al grado di Comandante di Brigata con questa motivazione: “Comandante di una formazione speciale, spinta come punta avanzata della “Cichero” nei sobborghi stessi di Genova, con ponderata audacia riusciva ad infliggere sensibili colpi al nemico, suscitando nella popolazione simpatia ed entusiasmo per la causa Garibaldina. Chiaro esempio di valore e, soprattutto, di ciò che può anche una piccola formazione quando è disciplinata ed audacemente diretta”. In tal modo il distaccamento divenne la Brigata d’assalto Balilla, quotidianamente protagonista di innumerevoli azioni, ora volte anche a tutelare impianti e stabilimenti dalla distruzione tedesca.
Il 14 aprile una colonna di circa 100 tedeschi attaccò Case Sella, fu respinta con gravissime perdite, ma nel combattimento caddero il vice comandante “Luci” (Luciano Zamperini) e “Lino” (Ezio Faggioni).
Partigiani della Balilla al centro Angelo Scala "Battista"
La Brigata Balilla fu la prima formazione partigiana di montagna ad entrare in Genova durante l’insurrezione del 23/25 aprile, contribuendo alla liberazione della Val Polcevera e di Sampierdarena.
I vari distaccamenti scesero convergendo da varie località: il N. 3 entrò in Bolzaneto all’alba del 24, il n. 1 da Sella, attraverso Busalletta, Sant’Olcese e Manesseno, arrivò a Morigallo nel pomeriggio, attaccando il comando piazza tedesco, il numero 2 da Sella per la costa di Creto, Torrazza e Costa di Pino, dove mise in fuga un presidio repubblichino, arrivò in serata a Morigallo, dove contemporaneamente arrivava anche il n. 4 da Crocetta d’Orero e Pedemonte e poco dopo il n. 5 da Molini di Voltaggio, Passo della Bocchetta, Ceranesi, Livellato e san Biagio: in questo modo il comando piazza tedesco si arrese, con 130 prigionieri, compreso il comandante; il 26 aprile viene costretto alla resa anche una forte colonna tedesca, asserragliata nella camionale.
Battista fu insignito della Bronze Star inglese con la seguente motivazione: “for heroic achievement in connection with military operation against the enemy from 1 March to 2 may 1945. As Commander of the Brigade Balilla of the Italian Partisan movement, Angelo Scala, despite the lack of arms and equipment, continually harassed the enemy by constant acts of sabotage and attacks on convoys and troops. Demonstrating amazing ingenuity and skill, combined with unswerving loyalty and heroism in effecting the plans of Allied Commanders, he utilised the facilities at his disposal to the maximum advantage of the Allied Forces.  The praiseworthy contribution of Angelo Scala and his organization, to his country and the allied cause are in keeping with the highest tradition of freedom loving people”.   Sulla sua tomba nel cimitero di Bolzaneto è scritto: “se vuoi sapere cosa significò Partigiano, per coraggio e coscienza contro il terrore nazifascista, questo è un Partigiano. Più delle sue imprese gappiste, più del suo grado di Comandante della Brigata Balilla, che operò su questi monti e vie familiari come forza popolare di libertà, più della Bronze Star, della Medaglia d’argento al Valor Militare, della promozione sul campo, vale il semplice nome “Battista”, la fermezza delle poche parole, l’esempio non sminuito dal passare di non facili anni, finché si ricongiunse qui ai suoi compagni. Angelo Scala 1908-1974 “Battista” 

FONTE http://www.pierostagno.it
ECCIDIO DI CRAVASCO
Quale rappresaglia per l'uccisione di nove tedeschi - caduti il 22 Marzo a Cravasco in uno scontro coi partigiani della Brigata "Balilla" al comando di "Battista" (Angelo Scala) - la notte del 23 Marzo i nazifascisti prelevarono da Marassi 20 detenuti politici e, caricatili ammanettati su di un autocarro, li trasportarono a Isoverde. Lungo il tragitto due prigionieri riuscirono a fuggire. Gli altri diciotto vennero avviati a piedi sino a Cravasco dove, nelle vicinanze del cimitero, furono fucilati. Il partigiano Arrigo Franco Diodati "Franco", colpito con gli altri compagni, riuscì miracolosamente a salvarsi.
I Martiri di Cravasco

La documentazione su questo tragico evento conservata presso l'Istituto per la Storia della Resistenza di Genova, risulta particolarmente abbondante e di grande valore, perché arricchita, caso eccezionale, dalla testimonianza di un sopravvissuto, che ha ricostruito l'accaduto sia allora, sia in commemorazioni successive nel corso degli anni, sia in un'intervista del 1995 il cui testo si trova presso l'archivio dell'Istituto.Come detto in precedenza, uno scontro a fuoco avvenuto il 22 marzo 1945 tra una decina di partigiani della brigata volante "Balilla", esperti in tattiche di guerriglia, e nove tedeschi, caduti nell'imboscata, si concluse con la sconfitta e la morte di questi ultimi. Nonostante questo fosse un episodio di guerra, e nonostante la direttiva dell'Obergruppenfuehrer Karl Wolf, emanata dieci giorni prima, in cui si ordinava, essendo ormai evidente l'approssimarsi della fine del conflitto, di astenersi dal compiere stragi, venne ordinata la rappresaglia. Furono così prelevati dal carcere di Marassi quindici detenuti politici, cui si aggiunsero altri cinque fatti uscire dall'infermeria dove erano stati ricoverati per gravi ferite in seguito allo sfortunato tentativo di liberare un compagno gappista, Masnata, dall'ospedale di San Martino . I venti prigionieri avevano capito cosa li attendeva per il fatto che erano stati svegliati in piena notte e che non gli avevano fatto portare nulla con sé, anzi all'ultimo gli avevano fatto togliere cappotti e persino giacche. In catene, vennero fatti salire su un camion coperto con un telo militare, come testimoniarono alcune suore della Val d'Aveto che si trovavano davanti al carcere, mandate dal fratello di Diodati (che era in prigione da tre mesi), Wladimiro, per proporre uno scambio di prigionieri. 

Cippo in ricordo dei Martiri

Il camion andò in direzione di Rivarolo e poi verso Pontedecimo. I prigionieri, individuarono il percorso e abbandonarono le ultime speranze di essere portati a Milano, per uno scambio di prigionieri o per l'avvio a un campo di concentramento. Discutendo con grande forza d'animo del destino ormai inevitabile, decisero di provare a salvare almeno qualcuno di loro, che potesse testimoniare l'accaduto, e infatti riuscirono a farne fuggire due che, all'altezza di Certosa, in una curva si buttarono da uno squarcio nel telone mentre gli altri li coprivano. Arrivati a Isoverde, vennero fatti scendere e avviati su un lungo e faticoso cammino. Ad uno dei feriti, "Tino" Quartini, era stata amputata una gamba, e le SS avevano gettato via le sue stampelle, perciò i compagni dovettero portarlo su per il sentiero, anche se con grande fatica e dolore, per poter morire insieme. Diodati ha testimoniato di uno stato d'animo, da parte di tutti, sereno, coraggioso e a momenti quasi esaltato dall'amicizia e dalla comunanza della stessa sorte, che li sostenne fino all'ultimo, quando furono fucilati dietro il muro del cimitero di Cravasco, a cinquanta passi da dove erano caduti i nove tedeschi, e nello stesso punto in cui, in un crescendo di violenza e di vendetta cui solo la Liberazione metterà fine, furono fucilati trentasei nazi-fascisti nella controrappresaglia del 4 Aprile.


Chi erano i fucilati
Oscar Antibo, 36 anni, nato a Savona, operaio della "Ferrania", appartenente alla 5^ Brigata della Divisione Garibaldina "Bevilacqua". Fu catturato il 26 novembre 1944.

Giovanni Bellegrandi (Annibale), 26 anni, ingegnere di Brescia, Sottotenente della Divisione "Centauro" dopo l'8 settembre entrò nell'organizzazione "OTTO". A Gennaio del 1944 giunse in Liguria, dal mare, su un mezzo alleato con il compito di addestrare i partigiani all'uso di armi e materiale lanciato dagli aerei angloamericani. Rischiando più volte l'arresto, Bellegrandi riuscì con molte difficoltà a mantenere i contatti e a organizzare diverse azioni. Venne arresato il 19 gennaio 1945 dalle SS, condotto alla Casa dello Studente e torturato.

Pietro Bernardi, 35 anni, nato a Duermens (Germania), appartenente alla Brigata SAP "Jori".

Orlando Bianchi (Orlandini), 45 anni, era nato a Genova. Membro del CLN di Uscio e del CMRL (comando militare regione Liguria). Fu arrestato dalle SS a Genova nel dicembre 1944 .

Virginio Bignotti (Franchi), biellese di 57 anni,  ex maggiore dell'esercito, esperto militare del comando SAP. Arrestato insieme ad Arrigo Diodati nella sede clandestina del comando  SAP il 27/12/1944

Cesare Bo (Emilio), 
 21 anni, originario di  Genova Sampierdarena. Impiegato allo stabilimento elettrotecnico di Campi apparteneva  alla brigata SAP "Buranello". Fu arrestato il 15/12/1944 .

Pietro Boldo (Pierin) 31 anni di Nizza Monferrato. Appartenente alla brigata SAP "Alpron" venne arrestato dalle Brigate Nere l'8/1/1945 nella sua abitazione a Sestri Ponente e tradotto alla "Casa dello studente" dove fu torturato.

Giulio Campi (Cesare) 54 anni, di La Spezia. Capo reparto dello stabilimento Vittoria-Ansaldo e codirettore dell'ufficio aviolanci del CMRL. Arrestato dalle SS nel dicembre 1944.

Gustavo Capito' (Fermo), 48 anni, di La Spezia, Ten. Col. di Stato Maggiore, dopo l'8 settembre consulente del comando militare del CLN di Savona, quindi capo del servizio informazioni del CMRL. AFu arestato a Genova il 16/12/1944, poi tradotto alla "Casa dello studente" e torturato.

Giovanni Caru', 33 anni nato a Farno (Varese) il 22/12/1912. Operava nelle brigate SAP del centro.

Cesare Dattilo (Oscar) 24 anni, di Cogoleto. Meccanico aggiustatore alla "San Giorgio". Sfuggito al rastrellamento del 16 Giugno, salì in montagna e divenne comandante della brigata d'assalto "Buranello" della divisione garibaldina "Mingo". Catturato a Sassello il 9/12/1944, fu tradotto alla "Casa dello studente" e torturato.

Giacomo Goso, 50 anni, di Bardineto, laureato in legge; Operante nel savonese fu arrestato a Savona il 13/12/1944, poi tradotto con Capitò e Nicola Panevino alla "Casa dello studente".

Giuseppe Maliverni 20 anni, di Rivarolo. Disegnatore; membro dei GAP di Sampierdarena, raggiunse le formazioni della III brigata Liguria che subì pesantemente il rastrellamento della Benedicta. Riuscito a sfuggire all'accerchiamento Maliverni tornò in città e divenne vice comandante della brigata SAP "Buranello". Arrestato dalle Brigate Nere nel gennaio 1945, venne tradotto alla "Casa dello studente" e torturato.

Nicola Panevino 35 anni, di Carbone (Potenza), giudice presso il tribunale di Savona. Membro del CLN di Savona e appartenente alla brigata GL "Savona", che prenderà poi il nome di brigata "N. Panevino". Arrestato a Savona il 14/12/1944, fu incarcerato a Marassi e torturato per diversi giorni alla "Casa dello studente".

Renato Quartini (Tino) 21 anni, originario di Ronco Scrivia, disegnatore all'Ansaldo. Militante dei GAP, comandante delle Squadre d'azione del Fronte della Gioventù, guidò l'azione per liberare il gapista G. Masnata, ferito e piantonato all'ospedale di San Martino. L'azione fallì e in uno scontro con i "Risoluti" della X Mas di San Fruttuoso, Quartini venne ferito ad una gamba. Arrestato e trasportato all'ospedale, subì l'amputazione dell'arto e in seguito tradotto nelle carceri di Marassi. Insignito di Medagia d'oro al valor militare.

Bruno Riberti 18 anni, di Migliarino (Ferrara). Appartenente alla brigata SAP "Jori", partecipò con Quartini all'azione per liberare Masnata e nello scontro fu ferito gravemente allo stomaco. Arrestato, venne condotto all'ospedale di San Martino e in seguito al carcere di Marassi.

Ernesto Salvestrini (Amilcare) 22 anni, di Marina di Massa. Studente Fu arrestato durante una missione a Nervi.

Arrigo Diodati (Franco) Nato a La Spezia il 25/5/1926 da genitori antifascisti. Nel 1937 la famiglia andò in esilio in Francia dove entrò in contatto con gli ambienti antifascisti e, dopo l'invasione del paese da parte della Germania, col movimento clandestino. Nel 1943 Diodati rientrò in Italia, prima a La Spezia e poi a Genova, per partecipare direttamente alla lotta contro i nazi-fascisti nel Fronte della Gioventù. Diventò vice commissario politico delle brigate SAP di Genova. Arrestato verso la fine del 1944, torturato alla "Casa dello studente" e imprigionato a Marassi, fu prelevato il 23 Marzo 1945 per esser fucilato insieme ad altri diciannove patrioti. Scampato all'eccidio, raggiunge le formazioni partigiane nella zona di Voltaggio (brigata "Pio", divisione "Mingo") e partecipò alla liberazione di Genova.

Dalla sua testimonianza:

...Arriviamo, e, mentre un primo gruppo di compagni viene schierato contro un monticello, noi, che siamo rimasti indietro, assistiamo al loro massacro. Come sono tutti calmi e sereni i nostri compagni! Li guardiamo per l'ultima volta mentre con forza risuonano le loro ultime parole: "Viva l'Italia libe-ra!". Dei colpi secchi ed essi cadono. Subito dopo i due marescialli delle S.S. che ci hanno accompagnati, si avvicinano a loro, e con rabbia li finiscono uno per uno con dei colpi nella faccia. Siamo fieri di come sono caduti, mentre pensiamo a ciò ci apprestiamo ad imitarli. Veniamo allineati un po' più lontano. È strano come a due minuti dalla morte, tutto sembri normale e nulla ci impressioni.
Son così meravigliato di me stesso che non mi riconosco più. Ed in fondo sono contento d'esser giunto fino a questo punto, perché posso constatare con gioia, che non una esitazione, non una debolezza hanno tradito la mia fede. E l'indifferenza con la quale adesso mi trovo davanti al plotone di esecuzione ne sono una prova. E ciò non vale solo per me, ma bensì per tutti noi, per tutti i Compagni. Lì guardo con incoraggiamento e li esamino uno per uno: alla mia destra verso il Cimitero rivedo Bernardi: un bravo ragazzo che ha lasciato la moglie in prigione, poi vicino a me c'è Campi, un compagno di Certosa, che è uno dei più anziani fra noi, e che lungo il tragitto abbiamo adottato come il nostro papà. Alla mia sinistra vengono poi Quartini (Tino), Riberti, Antibo, Oscar e due altri giovanetti che completano il nostro gruppo. Intanto Riso, il capo posto della "IV" a Marassi, ch'è l'unico italiano venuto ad accompagnarci, ci toglie le manette; non ha nemmeno il coraggio di guardarci in faccia, lui che per mesi e mesi è stato il nostro guardia-ciurma, e se ci toglie le manette prima di massacrarci è soltanto perché ha paura di macchiarsi del nostro sangue, come è avvenuto per l'altro gruppo. E - l'unica cosa che tutti indistintamente gli chiediamo - è che, dopo averci sparato, venga subito a finirci per non farci soffrire.
Adesso è finita; ci baciamo uno per uno stringendoci forte, mentre con tutte le nostre forze gridiamo come i nostri Compagni: "Viva l'Italia libera!". Poi, una sparatoria, tutti cadono. Cadono perché solo io sono rimasto in piedi; non sono colpito e quindi attendo; attendo che i nostri carnefici, dopo essersi guardati come per chiedersi chi deve spararmi, si decidano, mi mirino una seconda volta e tirino. Questa volta, colpito al collo, mi accascio infine per terra. Sono immobile tra i compagni che gemono, mentre, la faccia contro terra, mi domando che cosa avviene.
Sono sbalordito, non riesco a capire perché ho ancora i sensi, perché non ancora morto, perché ragiono ancora. Ma ecco che i tedeschi si avvicinano per finircii, allora, temendo di non morire subito, chiamo Riso affinché mi dia il colpo di grazia. Lo chiamo due o tre volte ma non sente, forse perché i lamenti dei compagni morenti soffocano la mia voce. Ed allora attendo che mi si colpisca; ed attendendo odo delle vociferazioni tedesche, poi un tedesco che parla italiano gridare accanendosi contro di noi: "Farabutti, adesso non griderete più viva l'Italia ed abbasso il fascismo!" - ed odo dei colpi a destra ed a sinistra, proprio vicino a me, credendo sempre che siano per me, mentre invece niente, sempre niente.
Io non vedo niente di ciò che accade poiché sono colla faccia contro terra, ma ad ogni minuto che passa riesco sempre meno a capire perché sono ancora in vita. Penso che fra poco saremo gettati in una fossa comune, mi dico che forse allora, avvedendosi che non sono ancora morto, mi finiranno. Ed attendo quindi, ma nulla avviene. Sento voci e passi che si allontanano, poi un colpo di fischietto. Faccio il conto di quando siamo partiti da Marassi ed allora penso che può essere mezzogiorno, e che quindi i tedeschi saranno partiti per mangiare allo scopo di sotterrarci dopo, nel pomeriggio. Comunque, temendo che a poca distanza vi sia una sorveglianza pronta a reagire al minimo movimento, non mi muovo. Passano le ore e uno dopo l'altro sento tutti i compagni morire; Campi, che è vicino a me, è stato l'ultimo.
Sono in un lago di sangue e non mi posso muovere. Devo aver perso molto sangue, e, constatando che non articolo più la gamba destra, sto convincendomi che sto morendo dissanguato, quando mi accorgo che la gamba è semplicemente addormentata essendo da ore ed ore nella stessa posizione. Ma ad un tratto, notando che getto sangue dalla bocca, sto per riprendere speranza nella prossima fine, quando ancora una volta devo constatare che è assurdo e che il sangue non proviene che dalla ferita che ho al collo. Mentre rifletto, d'un tratto odo dei passi e delle voci di tedeschi che si avvicinano. In fretta allora cerco di nascondermi un po' meglio dissimulandomi sotto i corpi dei compagni. Sono minuti terribili ed interminabili: li odo avvicinarsi ancora, poi, proprio alla mia altezza, fermarsi. Sono in due e penso che forse cominceranno a gettarci nella fossa. Ma invece no, si chinano, ma solo per toglier gli scarponi ad un compagno, e poi ripartono.
Allora mi dico che ormai non ci interreranno che a sera, quando, improvvisamente riflettendo a ciò, per la prima volta mi balena nel cervello la speranza di una possibile salvezza. Infatti, tremando dall'emozione, penso che, se riuscissi ad attendere la notte, forse sarei salvo. Sempre immobile quindi continuo ad attendere; saranno già tre o quattro ore che sono così. Dopo un po' di tempo però, non udendo più nulla, mi azzardo per la prima volta, a guardarmi intorno per rendermi conto della situazione. E ciò che constato è che non vi sono più tedeschi, ma solo dei compagni selvaggiamente trucidati.
Vedo pure lì vicino il cimitero e quattro grandi cipressi che ne adornano l'entrata. Ad un tratto, pensando che forse i tedeschi potrebbero ritornare, decido di nascondermi. Trascinandomi per terra mi porto verso uno dei cipressi e, con uno sforzo di volontà, riesco ad arrampicarmici sopra. Lì forse potrò attendere la notte e forse, cosa incredibile, sarò salvo....
FONTE ILSREC
CARATTERI CLANDESTINI
la tipografia nella resistenza italiana
Sabato 17 novembre 2012
Sala consigliare Armando Isoppo
Comune di Lerici


L'ECCIDIO DEL TURCHINO

Il recupero delle slame
Nell'ambito di una decisa ripresa di attività della Resistenza sia in montagna sia in città, che dopo i tragici e dolorosi avvenimenti della Benedicta vedrà, dalla tarda primavera all'autunno del 1944, il movimento partigiano acquisire un nuovo livello di organizzazione e maturità, il 14 maggio 1944 venne organizzata dai GAP, nel centro di Genova, un'azione di attacco contro i militari tedeschi che frequentavano il Cinema Odeon, a essi riservato in via esclusiva. L'esplosione di una bomba all'interno di quel locale causò la morte di 5 militari e il ferimento di altri 15. La risposta nazista a questa azione si mosse rapidamente sul medesimo modello, a parte le minori proporzioni, di quella delle Cave Ardeatine.
La croce del Sacrario
Il fonogramma inviato il 17 maggio 1944 dal LXXV Corpo d'Armata, responsabile della difesa delle coste nell'Italia nord-occidentale, all'Armeegruppe von Zangen, così affermava: "Il numero delle vittime dell'attentato dinamitardo al cinema riservato ai militari di Genova (...) è salito a 5 morti e 15 feriti. Rappresaglia in preparazione da parte dello SD (...)".
Era del resto logico che questo compito venisse assunto dalle forze di sicurezza essenzialmente costituite dalle SS e di ciò è ulteriore conferma il fatto che tutta la gestione della rappresaglia sia avvenuta a livello del comando insediato nella Casa dello Studente e nella IV sezione del carcere di Marassi. Di qui furono prelevati i 59 candidati alla fucilazione: 42, provenienti anche da altre province, erano detenuti per attività antifascista, 17 provenivano dal ra-strellamento della Benedicta avvenuto il mese precedente.
L'esecuzione ebbe luogo nelle prime ore del 19 maggio 1944 nella località, prossima al Passo del Turchino, denominata Fontanafredda. Le modalità di essa furono particolarmente crudeli, in quanto le vittime designate dovettero portarsi su assi protese sopra una grande fossa che nel giorno precedente un gruppo di ebrei, pure detenuti a Marassi, era stato costretto a scavare, e ivi vennero uccise a colpi di mitra in gruppi di sei cadendo sui corpi dei loro compagni già uccisi.Nicoletti, interprete delle SS, durante il processo a suo carico, raccontò di avere assistito al massacro insieme a un gruppo di alti ufficiali tra i quali vi era il Kaess, con il quale in seguito si recò a pranzo a Masone. 
Il sentiero percorso dai Martiri
Al Turchino il rapporto tra militari tedeschi uccisi nell'azione partigiana e vittime della rappresaglia fu superiore a quello di uno a dieci adottato per le Cave Ardeatine.
Anche qui, nello stesso tempo in cui si annunciava la feroce ritorsione, se ne vollero cancellare le tracce: in un comunicato del 20 maggio 1944 il comando tedesco dava notizia della rappresaglia, tuttavia affermando che essa era avvenuta il 18 anziché il 19 precedente. Falsità che, insieme al rifiuto di tutto il personale della Casa dello Studente e di Marassi di fornire notizie sulla destinazione dei loro cari, a lungo impedì ai familiari dei trucidati di conoscerne la sorte effettiva.

FONTE ILSREC