Ente Morale D.L. 5 aprile 1945, n. 224

Ente Morale D.L. 5 aprile 1945, n. 224
MAIL: anpigenovapra869@gmail.com - TEL: 3463002468


VENERDI' 26 OTTOBRE 2012 
BASSIGNANA (AL)
William Valsesia
"UN ANTIFASCISTA EUROPEO"

Venerdì 26 ottobre a Bassignana, presso Corte Granda in Corso Italia alle ore 21.00, Giovanni Bosco, Vicepresidente dell'ANPI di Valenza, e Pierfrancesco Manca, curatore del libro, presenteranno il volume "Un antifascista europeo" di William Valsesia.

FORUM PERMANENTE
SABATO 27 OTTOBRE 2012 ORE 9,30 
SALA COMUNALE DI ANCONA



L'Anpi di Roma: "Sciogliere le associazioni neofasciste"


Squadracce neofasciste all'assato delle scuole romane. Dura protesta dell'Anpi. "Il Governo e le autorità competenti si diano una mossa: occorre sciogliere le associazioni neofasciste".
"E' ormai più di un anno - spiega l'Anpi di Roma - che lanciamo inascoltati l'allarme sulla pericolosità dell'estremismo di destra e neofascista. E' ora che il governo, le autorità di polizia e le istituzioni locali si diano una mossa".
Si stigmatizza inoltre "l'ultima, l' ennesima, aggressione squadrista avvenuta in alcuni istituti superiori della città".  "E' stato superato abbondantemente e già da molti mesi il livello di guardia. Bisogna dire basta!".
"Come abbiamo più volte denunciato - continua la nota dell'Anpi - la crisi sta esasperando la situazione sociale e saranno sempre di più le situazioni nelle quali i fascisti cercheranno di inserirsi per spostare la protesta verso la violenza e la destabilizzazione dell'ordine".

L'Anpi di Roma ha espresso "piena solidarietà ai presidi, ai docenti e agli studenti degli istituti interessati dal blitz di Blocco Studentesco di destra" e ha chiesto alle autorità competenti non solo di procedere all'identificazione dei responsabili ma anche "di applicare finalmente le norme legislative che prevedono lo scioglimento delle associazioni che si richiamano dichiaratamente all'ideologia fascista (con tanto di urla di "viva il duce"), la chiusura delle loro sedi e il divieto di attività contrarie alla Costituzione".
FONTE A.N.PI. NAZIONALE

Per un nuovo impegno e una nuova cultura antifascista

1) Benché in Italia esista un gruppo consistente, diffuso e coerente di veri, sinceri e impegnati
antifascisti, non c’è dubbio che il Paese avrebbe bisogno di una forte iniezione di
antifascismo, capace di diffonderlo fra i cittadini e di farlo penetrare nella cittadella delle
istituzioni, come condizione essenziale per il consolidamento della democrazia.
Ciò a maggior ragione perché ci troviamo in una fase in cui in tutta Europa spirano venti
di conservazione, di populismo e addirittura, in alcuni casi, di autoritarismo: donde la
crescita e la diffusione di movimenti dichiaratamente neonazisti.
In Italia, quelli che apparivano semplici rigurgiti di nostalgia, si stanno manifestando con
rinnovato impegno, con rinnovata ampiezza e con crescente diffusione. Si aprono nuove
sedi di movimenti neofascisti, si assumono iniziative, spesso ardite, da parte di Forza
Nuova, di “Fiamma Tricolore”, di “Casa Pound”, con un vero e proprio crescendo e
spesso con la protezione e l’incoraggiamento anche da parte di pubblici amministratori.
Cresce anche la violenza delle manifestazioni, anche da parte di coloro che – storicamente
– risorgono in occasione delle crisi cercando di approfittarne e finiscono sempre per porre
in essere vere e proprie spinte verso destra, i cui sbocchi – sempre sotto il profilo storico –
sono sempre stati nefasti.
Si aggiungono anche i tentativi di collegamento, addirittura a livello europeo, di cui è
manifesta dimostrazione il convegno neofascista e neonazista di Milano, con un forte
afflusso di esponenti della destra “nera” da tutta Europa.
In questa situazione complessiva, la linea di difesa di coloro che credono nei valori della
democrazia e dell’antifascismo è ancora troppo debole e spesso incerta tra la reazione
immediata e la riflessione più ampia e il tentativo di coinvolgere nella resistenza e nel
contrattacco, molti cittadini e le stesse istituzioni.
Colpisce il fatto che l’esposizione di simboli fascisti e le manifestazioni aperte di fascismo e
nazismo lascino indifferente tanta parte dei cittadini, che non ne considera la gravità e la
pericolosità, e trovino un clima troppo tiepido anche nelle istituzioni che dovrebbero
garantire il rispetto della Costituzione. Istituzioni che, al più, possono prendere in
considerazione il problema sotto il profilo dell’ordine pubblico, senza avvedersi che il
problema è molto più serio e coinvolge princìpi e tematiche riferibili ai valori
costituzionali.
Tutto questo trova le sue radici nel fatto che il nostro Paese non ha mai fatto i conti con il
proprio passato, non ha mai analizzato e fatto conoscere a fondo il fascismo, ha trascurato
non di rado le pagine più belle della nostra storia, come la Liberazione dai tedeschi e dai
fascisti, ed infine è stato troppo tiepido di fronte ai continui attacchi di negazionismo e di
revisionismo.
Si è diffusa la falsa idea di un fascismo “buono” e “mite”, contro la verità e la realtà, a
fronte dei tremila morti del primo periodo del fascismo, delle leggi razziali, delle
persecuzioni di chi non era fascista e della guerra in cui sono stati mandate al massacro
decine di migliaia di giovani e si è rovinato e distrutto il Paese.
2
Revisionismo e negazionismo favoriscono la sottovalutazione dei fenomeni, producono
diseducazione e disinformazione, non aiutano la diffusione di un antifascismo di fondo,
che dovrebbe essere il connotato comune di tutte le generazioni.
Ancora più grave il fatto che le stesse Istituzioni, mai liberate del tutto dalle incrostazioni
fasciste, facciano così poco per trasformarsi in quegli organismi democratici che disegna la
Costituzione, con fondamentali disposizioni come l’art. 54 e l’art. 97, ma poi con tutto il
quadro dei princìpi che ne costituiscono l’ossatura, il fondamento e la base. Eppure
dovrebbe essere chiaro che ogni spazio che si lascia aperto e ogni ostacolo che
oggettivamente si frappone allo sviluppo della democrazia, rappresentano un’occasione di
crescita dei movimenti fascisti e nazisti; e dunque dev’essere evitata ogni possibile
concessione, volontaria o meno, ai nemici della democrazia.
Il fatto che un Comune come quello di Roma possa mostrare aperta simpatia verso i
movimenti neofascisti, così come il fatto che troppi prefetti e questori restino inerti (oppure
si attestino, come si è detto, sull’ordine pubblico) a fronte di manifestazioni che
dovrebbero ripugnare alla coscienza civile di tutti, sono rivelatori di una permeabilità assai
pericolosa per istituzioni che – per definizione – dovrebbero essere democratiche.
Ma c’è di più: è una singolare “dimenticanza” quella di un Governo (quello attuale) che,
ripartendo i contributi annuali in favore di Associazioni combattentistiche, li assegna (e in
misura ridotta) soltanto alle Associazioni d’arma, ma nulla prevede, per il 2012, per le
altre Associazioni e in particolare per quelle partigiane, con provvedimenti che sanno di
vera e autentica discriminazione.
Ma c’è dell’altro. Noi siamo convinti che gran parte degli appartenenti alle forze
dell’ordine sia rispettosa delle norme costituzionali e dei doveri connessi alla loro
funzione; ma non possiamo non constatare che ancora troppi sono gli episodi di violenza
ingiustificata e arbitraria, da quelli collettivi (per tutti, l’esempio del G8 di Genova) a quelli
individuali (episodi anche recenti, di cui si è diffusamente occupata la stampa, come i
pestaggi di cittadini inermi e gli “anomali” trattamenti riservati ad alcuni arrestati). Questo
dimostra che è ancora insufficiente il livello di democratizzazione e di formazione
all’interno di Corpi che dovrebbero essere sempre e concretamente impegnati nella difesa
della democrazia e della convivenza civile, nel profondo rispetto dei diritti del cittadino.
Infine, la scuola. Davvero questa scuola è in grado di educare i cittadini alla cultura della
legalità, al culto della democrazia, ad una seria e consistente formazione antifascista? E’
appena il caso di ricordare che perfino nella legge “Scelba (n.645/1952), all’art. 9, si
dettava una norma (peraltro mai applicata fino ad oggi) che disponeva che fosse diffusa
nelle scuole e fra i giovani la conoscenza di ciò che è stato il fascismo.
Se, infine, si passa alle istituzioni più decentrate, il problema è altrettanto evidente; ci sono
Regioni che non hanno mai adottato alcun provvedimento a favore della ricerca storica
sugli eventi più recenti e della formazione di una cultura democratica; altre hanno adottato
provvedimenti del genere, che applicano – peraltro - con criteri discutibili, oppure non li
rendono – di fatto – operanti in termini concreti.
Generale e diffusa è poi la sottovalutazione dei fenomeni europei, dei pericoli che
derivano dalle esperienze populistiche e autoritarie in atto e di quelli che nascono dai
collegamenti che si vanno istituendo tra le organizzazioni, comprese quelle italiane, che si
ispirano al neofascismo e al neonazismo.
2. Insomma, un quadro davvero insoddisfacente e per alcuni versi addirittura preoccupante,
contro il quale occorre reagire non solo episodicamente, ma in modo coordinato e diffuso,
che riguardi i cittadini, le associazioni, i partiti, i movimenti, ma si riferisca anche alle
istituzioni.
3
Occorre, cioè, delineare un programma non solo di difesa democratica, ma anche di
sviluppo dell’antifascismo e della cultura dei valori e dei princìpi costituzionali. Un
programma – politico e culturale - che riguardi tutti, senza esclusioni e senza eccezioni, e
che sia fortemente impegnato e partecipato. Un programma che sia fondato su questi
essenziali elementi:
a) A fronte delle manifestazioni di neofascismo, per le quali la contrapposizione violenta
non serve e talvolta è addirittura dannosa, occorrono prese di posizione delle
associazioni e delle istituzioni, dichiarazioni di non gradimento da parte di pubbliche
autorità, elettive e non, interventi degli organi preposti all’ordine pubblico soprattutto
sotto il profilo della non compatibilità di tali manifestazioni con i princìpi costituzionali
visti nel loro complesso (non è solo la dodicesima disposizione transitoria a mostrare
una linea antifascista, ma è l’intero complesso dei princìpi e delle disposizioni
normative ad assumere tale carattere). Occorrono, quando sia ritenuto opportuno,
presìdi delle forze democratiche, ovviamente pacifici, ma idonei a dimostrare e a
contrapporre una forte presenza antifascista;
b) Le associazioni democratiche e antifasciste devono assumere in posizione centrale nei
loro programmi di lavoro, la formazione dei propri iscritti e anche quella dei cittadini,
per una compiuta conoscenza di ciò che è stato il fascismo e di ciò che rappresentano
certi simboli di morte e di guerra e per una corretta informazione anche sul contributo
dei fascisti alla persecuzione degli ebrei, degli antifascisti, dei partigiani e perfino delle
popolazioni civili, soprattutto negli anni dal ‘43 al ‘45, quando i fascisti non furono da
meno i tutti i casi in cui si scatenò la barbarie nazista;
c) Le stesse Associazioni devono impegnarsi a fondo per contribuire a creare una cultura
della legalità e della cittadinanza, un culto della convivenza civile, della tolleranza e
della coesione, contro ogni forma di discriminazione e dei fondamenti e dei contenuti
della Carta Costituzionale;
d) Regioni e Comuni devono considerare, nei loro programmi di attività, il contributo
della ricerca storica per la conoscenza del fascismo e della Resistenza, il rispetto delle
festività più significative sul piano dei valori (come il 25 aprile e il 2 giugno) e scendere
in campo in prima persona contro ogni tentativo di negare o svalorizzare i significati ad
esse collegati, garantendo la più ampia partecipazione dei cittadini e contrastando, in
ogni forma, tutte le manifestazioni contrarie allo spirito che pervade la Costituzione
italiana;
e) Le istituzioni centrali devono fare quanto occorre per rendere il “corpo” dello Stato il
più possibile democratico e vicino alle esigenze ed alle attese dei cittadini, e per
garantirne l’impermeabilità rispetto ad ogni intrusione da parte di chi non si richiama ai
valori costituzionali; devono altresì procedere alla formazione, al loro interno, del
personale perché si ispiri alle regole dettate dalla Costituzione, non lasciando alcuno
spazio all’autoritarismo, al sopruso, alla corruzione, al burocraticismo esasperato, alla
mancanza di rispetto per i diritti dei cittadini;
f) Il Governo, nel suo complesso, e in particolare i Ministeri dell’istruzione e della
coesione sociale, debbono adottare misure adeguate perché si insegni nelle scuole non
solo la nostra storia più recente e le sue pagine migliori (dal Risorgimento alla
Resistenza) ma la stessa concezione della democrazia, Debbono altresì essere adottate
misure adeguate per la formazione del cittadino alla convivenza civile ed ai valori di
fondo del nostro sistema democratico; favorendo, al tempo stesso, l’integrazione e la
coesione sociale e fornendo agli stranieri che si inseriscono stabilmente sul nostro
territorio, gli strumenti necessari per l’acquisizione di un vero senso di appartenenza;
4
g) Alla Magistratura, si richiede di essere attenta ai fenomeni più volte descritti ed al loro
significato, e di essere pronta a intervenire contro ogni eccesso, tenendo presente che vi
sono alcune leggi (come la cosiddetta legge Scelba) ormai di difficile applicazione ed
altre invece (come la legge n. 205 del 1993, cosiddetta “Mancino”), che offrono
potenzialità di intervento veramente notevoli anche a fronte di manifestazioni
apertamente fasciste (potenzialità esattamente colte dalla stessa Corte di Cassazione con
due sentenze che meritano di essere ricordate, fra le altre per la loro esplicita chiarezza
nell’individuare lo stretto collegamento tra fascismo e razzismo: la sentenza n.
12026/2007 del 10 luglio 2007 e la sentenza 235/09 del 4.3.09).
Certo, non è solo con la repressione che si contrastano i fenomeni più volte ricordati;
tuttavia – quando ne ricorrono i presupposti – le leggi vanno applicate e fatte rispettare
con convinzione, se non altro perché anche questo costituisce un significativo segnale
dell’indirizzo a cui lo Stato intende attenersi; d’altro lato, l’esistenza di un procedimento
penale può fungere anche come deterrente e come occasione, per le Associazioni che
svolgono un’attività antifascista, per sollevare apertamente il problema e far conoscere la
realtà, insomma in qualche modo creare fra i cittadini quell’interesse e quella “cultura”
antifascista di cui più volte abbiamo parlato, superando ogni forma di agnosticismo, ed
ogni tipo di sottovalutazione.
3. Si apre, dunque, una grande battaglia, che richiede un impegno diffuso, da parte di tutti i
cittadini e delle Istituzioni.
Uno studioso ha scritto di recente un libro con un titolo significativo: “Italia: una nazione
senza Stato”, osservando che se si è ormai costruita l’anima (la Nazione) manca, tuttavia,
un “corpo” che a quella corrisponda (cioè una Costituzione non solo bella ma applicata
concretamente e rispettata, Governi duraturi, Parlamento che funziona, leggi
comprensibili e ispirate a interessi generali, strutture organizzative efficienti e imparziali,
burocrazia non arcigna ma fatta per il cittadino, e così via). Noi siamo d’accordo, in linea
di principio, ma pensiamo che in materia di democrazia e di antifascismo ci sia bisogno di
uno slancio salutare e innovativo sia per l’anima che per il corpo; ed a questo vogliamo
contribuire con una grande campagna di massa per creare una vera cultura
dell’antifascismo e della democrazia, per disperdere ogni vocazione autoritaria e
populistica, per ricreare la fiducia reciproca fra cittadini e istituzioni. Una Repubblica,
dunque, in cui non ci sia più spazio per un passato tragico e doloroso che mai più deve
poter tornare in nessuna forma, in questo Paese.
Per quanto riguarda le Associazioni firmatarie del presente documento, deve essere chiaro
che esse intendono collocarsi in prima linea, nel quadro dell’impegno e della campagna di
informazione e formazione, e dunque politica e culturale, con tutte le forze e gli strumenti
di cui le rispettive organizzazioni dispongono, facendo in modo che la questione
dell’antifascismo e della democrazia diventi veramente una questione nazionale e si avvii
verso sbocchi ampiamente e concretamente positivi per l’intera collettività.
Gattatico (RE) – Roma, 25 luglio 2012
ASSOCIAZIONE NAZIONALE ISTITUTO ALCIDE CERVI
PARTIGIANI D'ITALIA

Per un nuovo impegno e una nuova cultura antifascista
1) Benché in Italia esista un gruppo consistente, diffuso e coerente di veri, sinceri e impegnati
antifascisti, non c’è dubbio che il Paese avrebbe bisogno di una forte iniezione di
antifascismo, capace di diffonderlo fra i cittadini e di farlo penetrare nella cittadella delle
istituzioni, come condizione essenziale per il consolidamento della democrazia.
Ciò a maggior ragione perché ci troviamo in una fase in cui in tutta Europa spirano venti
di conservazione, di populismo e addirittura, in alcuni casi, di autoritarismo: donde la
crescita e la diffusione di movimenti dichiaratamente neonazisti.
In Italia, quelli che apparivano semplici rigurgiti di nostalgia, si stanno manifestando con
rinnovato impegno, con rinnovata ampiezza e con crescente diffusione. Si aprono nuove
sedi di movimenti neofascisti, si assumono iniziative, spesso ardite, da parte di Forza
Nuova, di “Fiamma Tricolore”, di “Casa Pound”, con un vero e proprio crescendo e
spesso con la protezione e l’incoraggiamento anche da parte di pubblici amministratori.
Cresce anche la violenza delle manifestazioni, anche da parte di coloro che – storicamente
– risorgono in occasione delle crisi cercando di approfittarne e finiscono sempre per porre
in essere vere e proprie spinte verso destra, i cui sbocchi – sempre sotto il profilo storico –
sono sempre stati nefasti.
Si aggiungono anche i tentativi di collegamento, addirittura a livello europeo, di cui è
manifesta dimostrazione il convegno neofascista e neonazista di Milano, con un forte
afflusso di esponenti della destra “nera” da tutta Europa.
In questa situazione complessiva, la linea di difesa di coloro che credono nei valori della
democrazia e dell’antifascismo è ancora troppo debole e spesso incerta tra la reazione
immediata e la riflessione più ampia e il tentativo di coinvolgere nella resistenza e nel
contrattacco, molti cittadini e le stesse istituzioni.
Colpisce il fatto che l’esposizione di simboli fascisti e le manifestazioni aperte di fascismo e
nazismo lascino indifferente tanta parte dei cittadini, che non ne considera la gravità e la
pericolosità, e trovino un clima troppo tiepido anche nelle istituzioni che dovrebbero
garantire il rispetto della Costituzione. Istituzioni che, al più, possono prendere in
considerazione il problema sotto il profilo dell’ordine pubblico, senza avvedersi che il
problema è molto più serio e coinvolge princìpi e tematiche riferibili ai valori
costituzionali.
Tutto questo trova le sue radici nel fatto che il nostro Paese non ha mai fatto i conti con il
proprio passato, non ha mai analizzato e fatto conoscere a fondo il fascismo, ha trascurato
non di rado le pagine più belle della nostra storia, come la Liberazione dai tedeschi e dai
fascisti, ed infine è stato troppo tiepido di fronte ai continui attacchi di negazionismo e di
revisionismo.
Si è diffusa la falsa idea di un fascismo “buono” e “mite”, contro la verità e la realtà, a
fronte dei tremila morti del primo periodo del fascismo, delle leggi razziali, delle
persecuzioni di chi non era fascista e della guerra in cui sono stati mandate al massacro
decine di migliaia di giovani e si è rovinato e distrutto il Paese.
2
Revisionismo e negazionismo favoriscono la sottovalutazione dei fenomeni, producono
diseducazione e disinformazione, non aiutano la diffusione di un antifascismo di fondo,
che dovrebbe essere il connotato comune di tutte le generazioni.
Ancora più grave il fatto che le stesse Istituzioni, mai liberate del tutto dalle incrostazioni
fasciste, facciano così poco per trasformarsi in quegli organismi democratici che disegna la
Costituzione, con fondamentali disposizioni come l’art. 54 e l’art. 97, ma poi con tutto il
quadro dei princìpi che ne costituiscono l’ossatura, il fondamento e la base. Eppure
dovrebbe essere chiaro che ogni spazio che si lascia aperto e ogni ostacolo che
oggettivamente si frappone allo sviluppo della democrazia, rappresentano un’occasione di
crescita dei movimenti fascisti e nazisti; e dunque dev’essere evitata ogni possibile
concessione, volontaria o meno, ai nemici della democrazia.
Il fatto che un Comune come quello di Roma possa mostrare aperta simpatia verso i
movimenti neofascisti, così come il fatto che troppi prefetti e questori restino inerti (oppure
si attestino, come si è detto, sull’ordine pubblico) a fronte di manifestazioni che
dovrebbero ripugnare alla coscienza civile di tutti, sono rivelatori di una permeabilità assai
pericolosa per istituzioni che – per definizione – dovrebbero essere democratiche.
Ma c’è di più: è una singolare “dimenticanza” quella di un Governo (quello attuale) che,
ripartendo i contributi annuali in favore di Associazioni combattentistiche, li assegna (e in
misura ridotta) soltanto alle Associazioni d’arma, ma nulla prevede, per il 2012, per le
altre Associazioni e in particolare per quelle partigiane, con provvedimenti che sanno di
vera e autentica discriminazione.
Ma c’è dell’altro. Noi siamo convinti che gran parte degli appartenenti alle forze
dell’ordine sia rispettosa delle norme costituzionali e dei doveri connessi alla loro
funzione; ma non possiamo non constatare che ancora troppi sono gli episodi di violenza
ingiustificata e arbitraria, da quelli collettivi (per tutti, l’esempio del G8 di Genova) a quelli
individuali (episodi anche recenti, di cui si è diffusamente occupata la stampa, come i
pestaggi di cittadini inermi e gli “anomali” trattamenti riservati ad alcuni arrestati). Questo
dimostra che è ancora insufficiente il livello di democratizzazione e di formazione
all’interno di Corpi che dovrebbero essere sempre e concretamente impegnati nella difesa
della democrazia e della convivenza civile, nel profondo rispetto dei diritti del cittadino.
Infine, la scuola. Davvero questa scuola è in grado di educare i cittadini alla cultura della
legalità, al culto della democrazia, ad una seria e consistente formazione antifascista? E’
appena il caso di ricordare che perfino nella legge “Scelba (n.645/1952), all’art. 9, si
dettava una norma (peraltro mai applicata fino ad oggi) che disponeva che fosse diffusa
nelle scuole e fra i giovani la conoscenza di ciò che è stato il fascismo.
Se, infine, si passa alle istituzioni più decentrate, il problema è altrettanto evidente; ci sono
Regioni che non hanno mai adottato alcun provvedimento a favore della ricerca storica
sugli eventi più recenti e della formazione di una cultura democratica; altre hanno adottato
provvedimenti del genere, che applicano – peraltro - con criteri discutibili, oppure non li
rendono – di fatto – operanti in termini concreti.
Generale e diffusa è poi la sottovalutazione dei fenomeni europei, dei pericoli che
derivano dalle esperienze populistiche e autoritarie in atto e di quelli che nascono dai
collegamenti che si vanno istituendo tra le organizzazioni, comprese quelle italiane, che si
ispirano al neofascismo e al neonazismo.
2. Insomma, un quadro davvero insoddisfacente e per alcuni versi addirittura preoccupante,
contro il quale occorre reagire non solo episodicamente, ma in modo coordinato e diffuso,
che riguardi i cittadini, le associazioni, i partiti, i movimenti, ma si riferisca anche alle
istituzioni.
3
Occorre, cioè, delineare un programma non solo di difesa democratica, ma anche di
sviluppo dell’antifascismo e della cultura dei valori e dei princìpi costituzionali. Un
programma – politico e culturale - che riguardi tutti, senza esclusioni e senza eccezioni, e
che sia fortemente impegnato e partecipato. Un programma che sia fondato su questi
essenziali elementi:
a) A fronte delle manifestazioni di neofascismo, per le quali la contrapposizione violenta
non serve e talvolta è addirittura dannosa, occorrono prese di posizione delle
associazioni e delle istituzioni, dichiarazioni di non gradimento da parte di pubbliche
autorità, elettive e non, interventi degli organi preposti all’ordine pubblico soprattutto
sotto il profilo della non compatibilità di tali manifestazioni con i princìpi costituzionali
visti nel loro complesso (non è solo la dodicesima disposizione transitoria a mostrare
una linea antifascista, ma è l’intero complesso dei princìpi e delle disposizioni
normative ad assumere tale carattere). Occorrono, quando sia ritenuto opportuno,
presìdi delle forze democratiche, ovviamente pacifici, ma idonei a dimostrare e a
contrapporre una forte presenza antifascista;
b) Le associazioni democratiche e antifasciste devono assumere in posizione centrale nei
loro programmi di lavoro, la formazione dei propri iscritti e anche quella dei cittadini,
per una compiuta conoscenza di ciò che è stato il fascismo e di ciò che rappresentano
certi simboli di morte e di guerra e per una corretta informazione anche sul contributo
dei fascisti alla persecuzione degli ebrei, degli antifascisti, dei partigiani e perfino delle
popolazioni civili, soprattutto negli anni dal ‘43 al ‘45, quando i fascisti non furono da
meno i tutti i casi in cui si scatenò la barbarie nazista;
c) Le stesse Associazioni devono impegnarsi a fondo per contribuire a creare una cultura
della legalità e della cittadinanza, un culto della convivenza civile, della tolleranza e
della coesione, contro ogni forma di discriminazione e dei fondamenti e dei contenuti
della Carta Costituzionale;
d) Regioni e Comuni devono considerare, nei loro programmi di attività, il contributo
della ricerca storica per la conoscenza del fascismo e della Resistenza, il rispetto delle
festività più significative sul piano dei valori (come il 25 aprile e il 2 giugno) e scendere
in campo in prima persona contro ogni tentativo di negare o svalorizzare i significati ad
esse collegati, garantendo la più ampia partecipazione dei cittadini e contrastando, in
ogni forma, tutte le manifestazioni contrarie allo spirito che pervade la Costituzione
italiana;
e) Le istituzioni centrali devono fare quanto occorre per rendere il “corpo” dello Stato il
più possibile democratico e vicino alle esigenze ed alle attese dei cittadini, e per
garantirne l’impermeabilità rispetto ad ogni intrusione da parte di chi non si richiama ai
valori costituzionali; devono altresì procedere alla formazione, al loro interno, del
personale perché si ispiri alle regole dettate dalla Costituzione, non lasciando alcuno
spazio all’autoritarismo, al sopruso, alla corruzione, al burocraticismo esasperato, alla
mancanza di rispetto per i diritti dei cittadini;
f) Il Governo, nel suo complesso, e in particolare i Ministeri dell’istruzione e della
coesione sociale, debbono adottare misure adeguate perché si insegni nelle scuole non
solo la nostra storia più recente e le sue pagine migliori (dal Risorgimento alla
Resistenza) ma la stessa concezione della democrazia, Debbono altresì essere adottate
misure adeguate per la formazione del cittadino alla convivenza civile ed ai valori di
fondo del nostro sistema democratico; favorendo, al tempo stesso, l’integrazione e la
coesione sociale e fornendo agli stranieri che si inseriscono stabilmente sul nostro
territorio, gli strumenti necessari per l’acquisizione di un vero senso di appartenenza;
4
g) Alla Magistratura, si richiede di essere attenta ai fenomeni più volte descritti ed al loro
significato, e di essere pronta a intervenire contro ogni eccesso, tenendo presente che vi
sono alcune leggi (come la cosiddetta legge Scelba) ormai di difficile applicazione ed
altre invece (come la legge n. 205 del 1993, cosiddetta “Mancino”), che offrono
potenzialità di intervento veramente notevoli anche a fronte di manifestazioni
apertamente fasciste (potenzialità esattamente colte dalla stessa Corte di Cassazione con
due sentenze che meritano di essere ricordate, fra le altre per la loro esplicita chiarezza
nell’individuare lo stretto collegamento tra fascismo e razzismo: la sentenza n.
12026/2007 del 10 luglio 2007 e la sentenza 235/09 del 4.3.09).
Certo, non è solo con la repressione che si contrastano i fenomeni più volte ricordati;
tuttavia – quando ne ricorrono i presupposti – le leggi vanno applicate e fatte rispettare
con convinzione, se non altro perché anche questo costituisce un significativo segnale
dell’indirizzo a cui lo Stato intende attenersi; d’altro lato, l’esistenza di un procedimento
penale può fungere anche come deterrente e come occasione, per le Associazioni che
svolgono un’attività antifascista, per sollevare apertamente il problema e far conoscere la
realtà, insomma in qualche modo creare fra i cittadini quell’interesse e quella “cultura”
antifascista di cui più volte abbiamo parlato, superando ogni forma di agnosticismo, ed
ogni tipo di sottovalutazione.
3. Si apre, dunque, una grande battaglia, che richiede un impegno diffuso, da parte di tutti i
cittadini e delle Istituzioni.
Uno studioso ha scritto di recente un libro con un titolo significativo: “Italia: una nazione
senza Stato”, osservando che se si è ormai costruita l’anima (la Nazione) manca, tuttavia,
un “corpo” che a quella corrisponda (cioè una Costituzione non solo bella ma applicata
concretamente e rispettata, Governi duraturi, Parlamento che funziona, leggi
comprensibili e ispirate a interessi generali, strutture organizzative efficienti e imparziali,
burocrazia non arcigna ma fatta per il cittadino, e così via). Noi siamo d’accordo, in linea
di principio, ma pensiamo che in materia di democrazia e di antifascismo ci sia bisogno di
uno slancio salutare e innovativo sia per l’anima che per il corpo; ed a questo vogliamo
contribuire con una grande campagna di massa per creare una vera cultura
dell’antifascismo e della democrazia, per disperdere ogni vocazione autoritaria e
populistica, per ricreare la fiducia reciproca fra cittadini e istituzioni. Una Repubblica,
dunque, in cui non ci sia più spazio per un passato tragico e doloroso che mai più deve
poter tornare in nessuna forma, in questo Paese.
Per quanto riguarda le Associazioni firmatarie del presente documento, deve essere chiaro
che esse intendono collocarsi in prima linea, nel quadro dell’impegno e della campagna di
informazione e formazione, e dunque politica e culturale, con tutte le forze e gli strumenti
di cui le rispettive organizzazioni dispongono, facendo in modo che la questione
dell’antifascismo e della democrazia diventi veramente una questione nazionale e si avvii
verso sbocchi ampiamente e concretamente positivi per l’intera collettività.
Gattatico (RE) – Roma, 25 luglio 2012
ASSOCIAZIONE NAZIONALE ISTITUTO ALCIDE CERVI
PARTIGIANI D'ITALIA


Per un nuovo impegno e una nuova cultura antifascista
1) Benché in Italia esista un gruppo consistente, diffuso e coerente di veri, sinceri e impegnati
antifascisti, non c’è dubbio che il Paese avrebbe bisogno di una forte iniezione di
antifascismo, capace di diffonderlo fra i cittadini e di farlo penetrare nella cittadella delle
istituzioni, come condizione essenziale per il consolidamento della democrazia.
Ciò a maggior ragione perché ci troviamo in una fase in cui in tutta Europa spirano venti
di conservazione, di populismo e addirittura, in alcuni casi, di autoritarismo: donde la
crescita e la diffusione di movimenti dichiaratamente neonazisti.
In Italia, quelli che apparivano semplici rigurgiti di nostalgia, si stanno manifestando con
rinnovato impegno, con rinnovata ampiezza e con crescente diffusione. Si aprono nuove
sedi di movimenti neofascisti, si assumono iniziative, spesso ardite, da parte di Forza
Nuova, di “Fiamma Tricolore”, di “Casa Pound”, con un vero e proprio crescendo e
spesso con la protezione e l’incoraggiamento anche da parte di pubblici amministratori.
Cresce anche la violenza delle manifestazioni, anche da parte di coloro che – storicamente
– risorgono in occasione delle crisi cercando di approfittarne e finiscono sempre per porre
in essere vere e proprie spinte verso destra, i cui sbocchi – sempre sotto il profilo storico –
sono sempre stati nefasti.
Si aggiungono anche i tentativi di collegamento, addirittura a livello europeo, di cui è
manifesta dimostrazione il convegno neofascista e neonazista di Milano, con un forte
afflusso di esponenti della destra “nera” da tutta Europa.
In questa situazione complessiva, la linea di difesa di coloro che credono nei valori della
democrazia e dell’antifascismo è ancora troppo debole e spesso incerta tra la reazione
immediata e la riflessione più ampia e il tentativo di coinvolgere nella resistenza e nel
contrattacco, molti cittadini e le stesse istituzioni.
Colpisce il fatto che l’esposizione di simboli fascisti e le manifestazioni aperte di fascismo e
nazismo lascino indifferente tanta parte dei cittadini, che non ne considera la gravità e la
pericolosità, e trovino un clima troppo tiepido anche nelle istituzioni che dovrebbero
garantire il rispetto della Costituzione. Istituzioni che, al più, possono prendere in
considerazione il problema sotto il profilo dell’ordine pubblico, senza avvedersi che il
problema è molto più serio e coinvolge princìpi e tematiche riferibili ai valori
costituzionali.
Tutto questo trova le sue radici nel fatto che il nostro Paese non ha mai fatto i conti con il
proprio passato, non ha mai analizzato e fatto conoscere a fondo il fascismo, ha trascurato
non di rado le pagine più belle della nostra storia, come la Liberazione dai tedeschi e dai
fascisti, ed infine è stato troppo tiepido di fronte ai continui attacchi di negazionismo e di
revisionismo.
Si è diffusa la falsa idea di un fascismo “buono” e “mite”, contro la verità e la realtà, a
fronte dei tremila morti del primo periodo del fascismo, delle leggi razziali, delle
persecuzioni di chi non era fascista e della guerra in cui sono stati mandate al massacro
decine di migliaia di giovani e si è rovinato e distrutto il Paese.
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Revisionismo e negazionismo favoriscono la sottovalutazione dei fenomeni, producono
diseducazione e disinformazione, non aiutano la diffusione di un antifascismo di fondo,
che dovrebbe essere il connotato comune di tutte le generazioni.
Ancora più grave il fatto che le stesse Istituzioni, mai liberate del tutto dalle incrostazioni
fasciste, facciano così poco per trasformarsi in quegli organismi democratici che disegna la
Costituzione, con fondamentali disposizioni come l’art. 54 e l’art. 97, ma poi con tutto il
quadro dei princìpi che ne costituiscono l’ossatura, il fondamento e la base. Eppure
dovrebbe essere chiaro che ogni spazio che si lascia aperto e ogni ostacolo che
oggettivamente si frappone allo sviluppo della democrazia, rappresentano un’occasione di
crescita dei movimenti fascisti e nazisti; e dunque dev’essere evitata ogni possibile
concessione, volontaria o meno, ai nemici della democrazia.
Il fatto che un Comune come quello di Roma possa mostrare aperta simpatia verso i
movimenti neofascisti, così come il fatto che troppi prefetti e questori restino inerti (oppure
si attestino, come si è detto, sull’ordine pubblico) a fronte di manifestazioni che
dovrebbero ripugnare alla coscienza civile di tutti, sono rivelatori di una permeabilità assai
pericolosa per istituzioni che – per definizione – dovrebbero essere democratiche.
Ma c’è di più: è una singolare “dimenticanza” quella di un Governo (quello attuale) che,
ripartendo i contributi annuali in favore di Associazioni combattentistiche, li assegna (e in
misura ridotta) soltanto alle Associazioni d’arma, ma nulla prevede, per il 2012, per le
altre Associazioni e in particolare per quelle partigiane, con provvedimenti che sanno di
vera e autentica discriminazione.
Ma c’è dell’altro. Noi siamo convinti che gran parte degli appartenenti alle forze
dell’ordine sia rispettosa delle norme costituzionali e dei doveri connessi alla loro
funzione; ma non possiamo non constatare che ancora troppi sono gli episodi di violenza
ingiustificata e arbitraria, da quelli collettivi (per tutti, l’esempio del G8 di Genova) a quelli
individuali (episodi anche recenti, di cui si è diffusamente occupata la stampa, come i
pestaggi di cittadini inermi e gli “anomali” trattamenti riservati ad alcuni arrestati). Questo
dimostra che è ancora insufficiente il livello di democratizzazione e di formazione
all’interno di Corpi che dovrebbero essere sempre e concretamente impegnati nella difesa
della democrazia e della convivenza civile, nel profondo rispetto dei diritti del cittadino.
Infine, la scuola. Davvero questa scuola è in grado di educare i cittadini alla cultura della
legalità, al culto della democrazia, ad una seria e consistente formazione antifascista? E’
appena il caso di ricordare che perfino nella legge “Scelba (n.645/1952), all’art. 9, si
dettava una norma (peraltro mai applicata fino ad oggi) che disponeva che fosse diffusa
nelle scuole e fra i giovani la conoscenza di ciò che è stato il fascismo.
Se, infine, si passa alle istituzioni più decentrate, il problema è altrettanto evidente; ci sono
Regioni che non hanno mai adottato alcun provvedimento a favore della ricerca storica
sugli eventi più recenti e della formazione di una cultura democratica; altre hanno adottato
provvedimenti del genere, che applicano – peraltro - con criteri discutibili, oppure non li
rendono – di fatto – operanti in termini concreti.
Generale e diffusa è poi la sottovalutazione dei fenomeni europei, dei pericoli che
derivano dalle esperienze populistiche e autoritarie in atto e di quelli che nascono dai
collegamenti che si vanno istituendo tra le organizzazioni, comprese quelle italiane, che si
ispirano al neofascismo e al neonazismo.
2. Insomma, un quadro davvero insoddisfacente e per alcuni versi addirittura preoccupante,
contro il quale occorre reagire non solo episodicamente, ma in modo coordinato e diffuso,
che riguardi i cittadini, le associazioni, i partiti, i movimenti, ma si riferisca anche alle
istituzioni.
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Occorre, cioè, delineare un programma non solo di difesa democratica, ma anche di
sviluppo dell’antifascismo e della cultura dei valori e dei princìpi costituzionali. Un
programma – politico e culturale - che riguardi tutti, senza esclusioni e senza eccezioni, e
che sia fortemente impegnato e partecipato. Un programma che sia fondato su questi
essenziali elementi:
a) A fronte delle manifestazioni di neofascismo, per le quali la contrapposizione violenta
non serve e talvolta è addirittura dannosa, occorrono prese di posizione delle
associazioni e delle istituzioni, dichiarazioni di non gradimento da parte di pubbliche
autorità, elettive e non, interventi degli organi preposti all’ordine pubblico soprattutto
sotto il profilo della non compatibilità di tali manifestazioni con i princìpi costituzionali
visti nel loro complesso (non è solo la dodicesima disposizione transitoria a mostrare
una linea antifascista, ma è l’intero complesso dei princìpi e delle disposizioni
normative ad assumere tale carattere). Occorrono, quando sia ritenuto opportuno,
presìdi delle forze democratiche, ovviamente pacifici, ma idonei a dimostrare e a
contrapporre una forte presenza antifascista;
b) Le associazioni democratiche e antifasciste devono assumere in posizione centrale nei
loro programmi di lavoro, la formazione dei propri iscritti e anche quella dei cittadini,
per una compiuta conoscenza di ciò che è stato il fascismo e di ciò che rappresentano
certi simboli di morte e di guerra e per una corretta informazione anche sul contributo
dei fascisti alla persecuzione degli ebrei, degli antifascisti, dei partigiani e perfino delle
popolazioni civili, soprattutto negli anni dal ‘43 al ‘45, quando i fascisti non furono da
meno i tutti i casi in cui si scatenò la barbarie nazista;
c) Le stesse Associazioni devono impegnarsi a fondo per contribuire a creare una cultura
della legalità e della cittadinanza, un culto della convivenza civile, della tolleranza e
della coesione, contro ogni forma di discriminazione e dei fondamenti e dei contenuti
della Carta Costituzionale;
d) Regioni e Comuni devono considerare, nei loro programmi di attività, il contributo
della ricerca storica per la conoscenza del fascismo e della Resistenza, il rispetto delle
festività più significative sul piano dei valori (come il 25 aprile e il 2 giugno) e scendere
in campo in prima persona contro ogni tentativo di negare o svalorizzare i significati ad
esse collegati, garantendo la più ampia partecipazione dei cittadini e contrastando, in
ogni forma, tutte le manifestazioni contrarie allo spirito che pervade la Costituzione
italiana;
e) Le istituzioni centrali devono fare quanto occorre per rendere il “corpo” dello Stato il
più possibile democratico e vicino alle esigenze ed alle attese dei cittadini, e per
garantirne l’impermeabilità rispetto ad ogni intrusione da parte di chi non si richiama ai
valori costituzionali; devono altresì procedere alla formazione, al loro interno, del
personale perché si ispiri alle regole dettate dalla Costituzione, non lasciando alcuno
spazio all’autoritarismo, al sopruso, alla corruzione, al burocraticismo esasperato, alla
mancanza di rispetto per i diritti dei cittadini;
f) Il Governo, nel suo complesso, e in particolare i Ministeri dell’istruzione e della
coesione sociale, debbono adottare misure adeguate perché si insegni nelle scuole non
solo la nostra storia più recente e le sue pagine migliori (dal Risorgimento alla
Resistenza) ma la stessa concezione della democrazia, Debbono altresì essere adottate
misure adeguate per la formazione del cittadino alla convivenza civile ed ai valori di
fondo del nostro sistema democratico; favorendo, al tempo stesso, l’integrazione e la
coesione sociale e fornendo agli stranieri che si inseriscono stabilmente sul nostro
territorio, gli strumenti necessari per l’acquisizione di un vero senso di appartenenza;
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g) Alla Magistratura, si richiede di essere attenta ai fenomeni più volte descritti ed al loro
significato, e di essere pronta a intervenire contro ogni eccesso, tenendo presente che vi
sono alcune leggi (come la cosiddetta legge Scelba) ormai di difficile applicazione ed
altre invece (come la legge n. 205 del 1993, cosiddetta “Mancino”), che offrono
potenzialità di intervento veramente notevoli anche a fronte di manifestazioni
apertamente fasciste (potenzialità esattamente colte dalla stessa Corte di Cassazione con
due sentenze che meritano di essere ricordate, fra le altre per la loro esplicita chiarezza
nell’individuare lo stretto collegamento tra fascismo e razzismo: la sentenza n.
12026/2007 del 10 luglio 2007 e la sentenza 235/09 del 4.3.09).
Certo, non è solo con la repressione che si contrastano i fenomeni più volte ricordati;
tuttavia – quando ne ricorrono i presupposti – le leggi vanno applicate e fatte rispettare
con convinzione, se non altro perché anche questo costituisce un significativo segnale
dell’indirizzo a cui lo Stato intende attenersi; d’altro lato, l’esistenza di un procedimento
penale può fungere anche come deterrente e come occasione, per le Associazioni che
svolgono un’attività antifascista, per sollevare apertamente il problema e far conoscere la
realtà, insomma in qualche modo creare fra i cittadini quell’interesse e quella “cultura”
antifascista di cui più volte abbiamo parlato, superando ogni forma di agnosticismo, ed
ogni tipo di sottovalutazione.
3. Si apre, dunque, una grande battaglia, che richiede un impegno diffuso, da parte di tutti i
cittadini e delle Istituzioni.
Uno studioso ha scritto di recente un libro con un titolo significativo: “Italia: una nazione
senza Stato”, osservando che se si è ormai costruita l’anima (la Nazione) manca, tuttavia,
un “corpo” che a quella corrisponda (cioè una Costituzione non solo bella ma applicata
concretamente e rispettata, Governi duraturi, Parlamento che funziona, leggi
comprensibili e ispirate a interessi generali, strutture organizzative efficienti e imparziali,
burocrazia non arcigna ma fatta per il cittadino, e così via). Noi siamo d’accordo, in linea
di principio, ma pensiamo che in materia di democrazia e di antifascismo ci sia bisogno di
uno slancio salutare e innovativo sia per l’anima che per il corpo; ed a questo vogliamo
contribuire con una grande campagna di massa per creare una vera cultura
dell’antifascismo e della democrazia, per disperdere ogni vocazione autoritaria e
populistica, per ricreare la fiducia reciproca fra cittadini e istituzioni. Una Repubblica,
dunque, in cui non ci sia più spazio per un passato tragico e doloroso che mai più deve
poter tornare in nessuna forma, in questo Paese.
Per quanto riguarda le Associazioni firmatarie del presente documento, deve essere chiaro
che esse intendono collocarsi in prima linea, nel quadro dell’impegno e della campagna di
informazione e formazione, e dunque politica e culturale, con tutte le forze e gli strumenti
di cui le rispettive organizzazioni dispongono, facendo in modo che la questione
dell’antifascismo e della democrazia diventi veramente una questione nazionale e si avvii
verso sbocchi ampiamente e concretamente positivi per l’intera collettività.

Gattatico (RE) – Roma, 25 luglio 2012

ASSOCIAZIONE NAZIONALE                                                ISTITUTO ALCIDE CERVI
PARTIGIANI D'ITALIA



Roma, blitz del Blocco al Giulio Cesare

Fumogeni e «Viva il duce», cinque fermati.


Un blitz con tanto di fumogeni, passamontagna e volantini del Blocco, al grido di «Viva il duce».
Il liceo Giulio Cesare di Roma ha vissuto attimi di paura: una ventina di ragazzi a volto coperto ha fatto irruzione nella scuola, in corso Trieste, invitando alla «rivolta» (guarda la gallery).

STUDENTI SCAPPATI DA SCUOLA. «I giovani sono entrati con i fumogeni, urlando slogan fascisti e in pochi minuti, fuori e dentro dall'istituto, c'era solo fumo».
A parlare sono stati alcuni testimoni: «È successo intorno alle 12.30. Molti studenti sono usciti impauriti dalle classi, bloccando il traffico in strada».

TENTATA IRRUZIONE AL MAMELI. I responsabili potrebbero essere incastrati dai numeri di targa presi dal personale scolastico del liceo Mameli, dove avevano tentato un'irruzione.
I 20 ragazzi avevano tentato infatti di entrare prima qui, ma il custode era riuscito a chiudere il portone.
Poi erano fuggiti a bordo di motorini e auto, ma dalla scuola sono riusciti a rilevare in lontananza targhe e i modelli.

Fermati in tutto cinque ragazzi, uno è minorenne
Lunedì 22 ottobre 2012 la Polizia e i carabinieri hanno bloccato in tutto cinque persone, tre durante e due dopo l'azione dimostrativa

Hanno 15 e 19 anni i due giovani fermati dagli agenti perché trovati in possesso di fotografie e volantini, ora al vaglio degli investigatori.

Dopo il blitz nell'istituto, alcune persone avevano pure segnalato la presenza di un gruppo di persone armate di bastoni e travisate da caschi.


CASAPOUND: «CONTRO I TAGLI». Il responsabile romano del Blocco Studentesco Fabio Di Martino ha descritto l'azione avvenuta nella mattinata del 22 ottobre come un'azione esclusivamente dimostrativa e senza alcuna violenza.


«Decine di militanti appartenenti al Blocco Studentesco, movimento di CasaPound Italia sono entrati all'interno del liceo Giulio Cesare di Roma con fumogeni, megafoni e volantini per manifestare il loro dissenso verso il processo di privatizzazione delle scuole e delle università e per dire no al governo dei baroni», ha concluso Di Martino.


ZINGARETTI:«È SQUADRISMO». «A Roma negli ultimi mesi aggressioni e intimidazioni all'interno delle scuole stanno superando il livello di guardia. Questa mattina la formazione di estrema destra Blocco Studentesco ha dato vita, all'interno di alcuni istituti superiori romani, a blitz di stampo squadrista, diffondendo panico e allarme tra gli studenti e il corpo docenti», lo ha dichiarato il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.

«MI FANNO PENA». Il politico ha anche aggiunto: «Questi ragazzi, istigati da cattivi maestri, mi fanno pena: perché stanno insegnando loro a esprimersi solo attraverso la violenza e non per mezzo della partecipazione democratica. Non andranno da nessuna parte perché sono una inconsistente minoranza. Ma è un film già visto e anche per questo è giusto mantenere alta l'attenzione da parte delle istituzioni e dei cittadini. Ho parlato con la preside del Giulio Cesare e le ho manifestato solidarietà e vicinanza. Esprimo anche la mia solidarietà ai presidi, al personale, al corpo docente e agli studenti delle altre scuole coinvolte, ribadendo che saremo in prima fila contro qualsiasi forma di intolleranza, aggressione e violenza».

FONTE LETTERA 43